Smart Working, come prosegue dopo il lockdown

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    (red.) “Smart working”: molti di noi hanno iniziato a sentire questa parola a partire da marzo, quando è stata presa la difficile decisione di applicare all’Italia il lockdown per contenere la diffusione dell’epidemia di Covid-19, poi qualificata come pandemia dall’OMS. Il concetto di smart working nasce però prima dell’epidemia. Il termine inglese smart working può essere tradotto come “lavoro intelligente”, come del resto sono ormai intelligenti una serie di oggetti legati alla tecnologia come telefoni, orologi, ed è strettamente legato al concetto di telelavoro. Si potrebbe anche dire che lo smart working è una naturale evoluzione di quest’ultimo, che ha aggiunto maggiore mobilità e versatilità alle caratteristiche del lavoro a distanza “tradizionale”, come la flessibilità oraria o il comfort. Se il telelavoro spostava il lavoro dall’ufficio a casa, lo smart working lo può di fatto portare in quasi tutti gli altri posti, da un parco o un bar alla sala d’attesa di un aeroporto. Insomma, smart working non è solo lavoro da casa, anche se durante il lockdown per motivi comprensibili è proprio qui che si è richiesto di esercitarlo.

     

    Lavorare o giocare?
    Il lockdown e i provvedimenti di smart working hanno causato un picco importante nell’utilizzo di Internet in tutta Italia, ecco alcuni numeri significativi:

    ● Il traffico internet globale è aumentato del 40%

    ● Lo scambio di messaggi istantanei ha avuto un incremento del 50%

    ● Sono aumentate del 1000% le chiamate video di gruppo su app come Zoom

    ● Gli accessi ai siti di notizie online sono aumentati fino al 60%

    ● L’accesso alle piattaforme di gioco è aumentato del 20%

    Quest’ultimo dato fa certamente riflettere. Di quanto l’aumento del traffico del gioco online ha sottratto spazio a quello che avrebbe dovuto essere il lavoro da casa? Questo non è dato saperlo, è possibile semplicemente che il maggior tempo trascorso da tutti in casa abbia aumentato il tempo trascorso nelle piattaforme di gaming, nei casinò anche grazie alle offerte ai nuovi giocatori con i Bonus Casinò senza registrazione, su siti dedicati allo streaming di giochi come Twitch. Del resto, sono stati mesi difficili quelli del lockdown per chi era abituato a passare solo poche ore nella nuova abitazione, ma le nuove abitudini sembrano essere almeno parzialmente rimaste anche dopo che a partire da maggio le misure di restrizione sono state allentate e poi, a parte il cosiddetto distanziamento sociale, anche rimosse.

    Da Synergy Casino, piattaforma dedicata a recensioni e guide dal mondo del gioco online, confermano un significativo aumento del traffico a partire dal lockdown che conferma un aumentato interesse da parte degli italiani nei confronti del gioco e del divertimento.

     

    Lo smart working prosegue?
    Anche se l’obbligo di restare a casa è stato rimosso, l’auspicio del Governo è che lo smart working prosegue laddove possibile. Secondo le intenzioni dell’esecutivo, infatti, lo smart working dovrebbe diventare qualcosa di strutturale, e dovrebbero essere messe in campo misure per incentivarlo. Esso diverrebbe un diritto per i genitori con figli fino a 14 entrambi lavoratori, uno dei due infatti potrà decidere di continuare a svolgere il lavoro da casa. Inoltre, l’impiego pubblico verrà svolto in smart working nella misura del 50% e si vorrebbe fare arrivare questa percentuale al 60% per il 2021. Si tratterebbe di misure che confermerebbero che il mondo post Covid-19 non sarà più come l’abbiamo conosciuto e che oltre a un numero purtroppo altissimo di morti almeno qualche effetto collaterale positivo potrebbe portarlo.

     

    Smart Working: non tutti sono d’accordo
    Come spesso accade, questi progetti non mettono però d’accordo tutti. In particolare, Confcommercio è intervenuta chiedendo invece di realizzare l’obiettivo contrario, ovvero attenuare il ricorso allo smart working. Il motivo è presto detto, secondo l’associazione di categoria, il fatto che la gente rimanga finirebbe con il comprimere troppo i consumi. Infatti, verrebbero a risentire del maggiore ricorso al lavoro a casa tutti quegli esercizi che basano la loro economia anche sui lavoratori: pensiamo ai bar per la colazione, ai ristoranti per la pausa pranzo, le tabaccheria, insomma tutte quelle attività che come si può comprendere non vengono certo aiutate dal fatto che le persone passino più tempo a casa. Circostanziata nello specifico l’accusa del presidente della FIPE (Federazione Italiana Pubblici esercizi) che precisa: “la desertificazione dei centri storici e dei quartieri direzionali, causata anche dall’assenza dei lavoratori rischia di generare una diffusa chiusura di numerosi pubblici esercizi ed attività commerciali ubicati nel centro delle città, già duramente provati dalla totale mancanza di turismo nazionale ed estero. Come certificato dall’ultima nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana, ricordiamo come oggi il 65,2% delle attività di ristorazione e alloggio rischiano la chiusura, con danni incalcolabili in termini economici e sociali”

    Tra luci e ombre, in ogni caso, lo smart working nel nostro Paese è divenuto ormai una realtà ed è facile pensare che i vantaggi che ha dato a molti lavoratori e ad aziende non saranno così facilmente abbandonati.

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