Al Benedetti Michelangeli la direzione essenziale di Kurt Masur

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di Anna Peroni

E’ stata una serata speciale quella di ieri sera al Teatro Grande: in occasione del settimo appuntamento bresciano del Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” si è esibita l’Orchestre National de France diretta dal celebre maestro Kurt Masur, e si sono festeggiati gli 85 anni del maestro Agostino Orizio.
La compagine, fondata nel 1934 (la prima orchestra sinfonica permanente francese), nonostante la sua ormai consolidata attività internazionale, si esibisce soprattutto al Théatre des Champes Elysées a Parigi e gode della direzione musicale di Masur dal 2002. Quest’ultimo, nato ottant’anni fa a Brieg in Slesia, è noto non solo come grande direttore d’orchestra ma anche per il suo intenso impegno umanitario, svelato soprattutto con il ruolo importante che ebbe, nelle circostanze che portarono, nel 1989, con le grandi manifestazioni pacifiste, alla riunificazione della Germania.
Il programma proposto ieri vedeva due mostri sacri della musica sinfonica: la famosissima “Sinfonia n.5 in Do minore op. 67” di Ludwig van Beethoven e “Sinfonia in Do Maggiore D944 La Grande” di Franz Schubert.
Cosa dire della “Quinta” di Beethoven che non sia scontato, già detto o poco originale, se non che, ogniqualvolta si presenti la possibilità di sentirla dal vivo, i teatri si riempiono (il Grande era gremito) per vivere e ascoltare una grande opera che non stanca mai, nemmeno quando viene eseguita con poco entusiasmo e con un filo di disattenzione da parte dell’Orchestra, come è accaduto ieri sera.
Mentre il direttore, senza bacchetta, usava scarsi ma puntuali movimenti di mani e braccia, i 78 elementi dell’Orchestre National de France sembravano vagamente distratti e con gli occhi incollati alla partitura, come a far supporre prove insufficienti o noia (forse) per aver eseguito la splendida partitura troppe volte. Il risultato è stato un'interpretazione un po’ svogliata che, pur avendo emozionato per l’elevato innato fascino, non ha però aggiunto nulla di personalizzato.
Diverso invece è stato l’approccio con “La Grande” di Schubert, famosa per la sua lunghezza ed estrema complessità (si pensi che, all’epoca della sua composizione, la maggior parte delle orchestre europee si rifiutarono di eseguirla, solo Felix Mendelssohn, sollecitato da Schumann accettò di farlo, nel 1939, dopo averci apportato alcuni tagli).
Il maestro, sempre con contenuti cenni ben assestati ha finalmente coinvolto i suoi professori, regalando al pubblico presente un’esecuzione decisamente convincente, che è riuscita a manifestare tutta la bellezza di questa partitura e a farne partecipe l'auditorio intero.
A conclusione della serata, mentre dall’alto scendeva un grosso striscione rosso con la scritta “Tanti auguri caro maestro Orizio”, sfoggiando uno zoppicante ma comprensibile e simpatico italiano e agguantando un microfono troppo alto e che non funzionava, Masur  ha detto: “Per favore elettrico”, e, visto che nessuno si presentava in suo aiuto (che figuraccia), si è avvicinato alla platea esprimendo gli auguri personali ad Agostino Orizio ed annunciando come dedica/bis la “Serenata” tratta dalla Sinfonia Italiana di Mendelssohn, alla fine della quale, prendendo sottobraccio la prima viola (una giovane donna) e salutando con la mano, è uscito accompagnato dai copiosi applausi del pubblico.
Il prossimo appuntamento sarà domenica 20 maggio alle 20,45 con la “Tallin Chamber Orchestra Estonian Philharmonic Chamber Choir” e la soprano Patricia Rozario diretti da Tonu Kaljuste che eseguiranno musiche di Arvo Part.

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