A2A, Ecodem: “Nomine tutte politiche”

Per gli ecologisti del Pd si tratta di "scelte subalterne alle logiche partitocratiche ed agli interessi del centrodestra bresciano". "A Milano scelti professionisti".

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(red.) Dissentono. Gli Ecodem di Brescia si oppongono alle nomine annunciate nei giorni scorsi dal sindaco di Brescia Adriano Paroli per i nuovi organi sociali di A2A, fra cui spiccano Fausto Di Mezza, attuale assessore al bilancio del comune, candidato vicepresidente del consiglio di sorveglianza e Graziano Tarantini, attuale presidente del consiglio di sorveglianza, principale referente di Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere in città, candidato alla presidenza del consiglio di gestione.
“Si tratta”, secondo gli ecologisti del Pd, “di nomine tutte “politiche”, subalterne alle logiche partitocratiche ed agli interessi del centrodestra bresciano, nel segno della perdurante lottizzazione partitica di enti e istituzioni pubbliche. Ciò”, viene sottolineato, “a fronte  di scelte coraggiose e lungimiranti messe a segno dal “socio” milanese di A2A, il sindaco Giuliano Pisapia, che ha proposto come presidente del consiglio di sorveglianza della multiutility Pippo Ranci, già presidente dell’autorithy per l’energia, persona di assoluta competenza tecnica e caratura morale , “un campione del mondo nel campo dell’energia”, come l’ha definito Bruno Tabacci, affiancato da un pool di professori universitari, dirigenti e professionisti di assoluto livello e di grandissima esperienza”.
Secondo il circolo Ecodem di Brescia le scelte dell’amministrazione comunale di Brescia “paiono tanto più censurabili se si considerano i risultati negativi cui ha condotto la gestione di A2A durante l’ultimo quadriennio, al tempo del binomio dei sindaci Paroli e Moratti, della gestione del patron Giuliano Zuccoli e del centro destra milanese-bresciano: valore di borsa crollato adun quarto di quello dell’anno 2008, crescita esponenziale dell’indebitamento, utili di bilancio ridotti a zero, dividendi al lumicino, peraltro distribuiti intaccando le riserve, moltiplicazione dei dirigenti, blitz finanziari e investimenti esteri dall’esito incerto e, per quanto riguarda la nostra città e la grande tradizione industriale della “vecchia” Asm, sostanziale azzeramento dell’azienda bresciana e del suo gruppo dirigente, con ricadute negative sul know-how industriale e sull’indotto, che per 100 anni ha alimentato una tradizione operosa e fruttuosa nel territorio bresciano”.
“Tutto questo”, viene rimarcato, “nell’assenza di piani e progetti industriali per Brescia e per il territorio bresciano, in particolare per quanto riguarda le politiche ambientali, che rappresentano il vero “cuore” dell’azienda, e certamente il core business per quanto riguarda gli interessi dei cittadini “proprietari” della maggioranza delle azioni (il 27,5% delle azioni è tuttora detenuto da ciascuno dei Comuni azionisti, Milano e Brescia): discariche, rifiuti, termovalorizzatore, ciclo dell’acqua, teleriscaldamento”.
Tutte gestioni che, ad avviso del circolo Ecodem di Brescia, “incidono nel profondo della realtà territoriale, nella “carne” del corpo sociale, con un impatto diretto ed immediato sui territori, sull’ambiente, sui cittadini, sulle famiglie e sulle loro abitudini e tuttavia abbandonate a sé, prive di un progetto, di un collegamento con la città e con il territorio, orfane di un’idea, di un orizzonte, di una direzione di crescita e sviluppo”.

 

 

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