“Sono vecchi e incensurati”: liberi

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Ecco le motivazioni della sentenza che ha scarcerato i vertici dell'Aci e della Marva.


(red.) Sono troppo vecchi per restare sempre chiusi in casa. E poi sono incensurati. Questa in estrema sintesi la motivazione della sentenza con la quale il tribunale del Riesame di Brescia ha annullato l’ordinanza del Gip Carlo Bianchetti  (leggi l'articolo) che stabiliva gli arresti domiciliari per gli imprenditori bresciani coinvolti nella cosiddetta "Mille Miglia connection", che ha interessato la dirigenza dell’Aci di Brescia e i soci della Marva, l’azienda che per anni ha organizzato con profitto la corsa rievocativa più famosa del mondo. Si tratta di Vittorio Palazzani, 69 anni, Giacomo Bontempi, 68 anni, Costantino Franchi, 59, e Giuseppe Lucchini, 55.
Secondo i giudici su di loro ci sono, è vero, gravi indizi di colpevolezza, visto che "hanno promosso le più disparate iniziative per tenere la gestione della Mille Miglia". Esiste inoltre "il pericolo che possano intraprendere progetti economici in modo non trasparente". Il che giustificherebbe l’esigenza di custodia cautelare. Ma, oltre ad essere incensurati e su di età, alla fine se anche fossero giudicati colpevoli probabilmente subirebbero una condanna inferiore ai tre anni e soggetta a indulto. Ecco perché sono stati liberati dopo l’arresto eseguto il 20 settembre scorso (leggi la notizia).
Diverso il caso degli altri due arrestati, i soci della Marva Vincenzo Ziletti e Gino Danieli: per loro il tribunale ha valutato una carenza indiziaria e pensa che abbiano avuto un ruolo tutto sommato marginale nella vicenda.
Ma nella sostanza regge, secondo il Riesame (presidente Francesco Maddalo, a latere Michele Mocciola ed Elena Stefana), l’impianto accusatorio della Procura che contesta la concessione della corsa da parte dell’Aci di Brescia alla Marva nel periodo 2002/2006 ad un prezzo di favore di 150 mila euro all'anno. Abuso d’ufficio, quindi, e turbativa dell’asta europea, quando la gestione della Mille Miglia venne vinta nella primavera 2006 dall’Ati ligure-milanese formata dalle società Mac Events, Meet Comunications e Sanremo Rally, ma che gli indagati tentarono di riassegnare alla Marva (che aveva offerto 525 mila euro contro 1,5 milioni) con un criterio non regolare (leggi qui una ricostruzione)
All'interno della Procura bresciana l'inchiesta, avviata dal pm Gianfranco Gallo, è passata poi al sostituto Francesco Piantoni e infine al procuratore aggiunto Fabio Salamone.

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