Motocross nei boschi: il Cai dice no

Una legge regionale verrà discussa l’8 aprile. Una petizione con 11mila firme contrarie. Rolfi: «Apertura solo a prove e gare». Spaccatura nel Pd.

Più informazioni su

(red.) Aprire al motocross boschi, sentieri, pascoli e mulattiere anche in provincia di Brescia.
La legge regionale che potrebbe aprire le deroghe alla pratica verrà discussa al Pirellone l’8 aprile.
Non tutti, però, sono d’accordo.
Fabio Rolfi, consigliere regionale bresciano fra i promotori dell’iniziativa, sembra aver le idee chiare: «Non è una deregulation, sia chiaro. Non stiamo parlando di libera moto in libero sentiero, semplicemente prevediamo un’attività regolamentata per gare e prove che deve essere comunicata e approvata preventivamente dai Comuni».
Secondo Rolfi, infatti, «Ci sono migliaia di persone che praticano questo sport e anch’essi hanno diritto di cittadinanza: e comunque è meglio prevedere un’attività regolamentata che far finta di nulla».
Il Club Alpino italiano (Cai) della Lombardia, però, ha già avviato una petizione e  raccolto qualcosa come 11mila firma contrarie.
«Sarà anche vero che non si tratta di una liberalizzazione – ha dichiarato la presidente del Cai Lombardia Renata Viviani – ma un’attività del genere, se pur praticata occasionalmente, avrebbe effetti devastanti per le condizioni delle mulattiere o dei sentieri. E faccio fatica a credere che si possano ripristinare i percorsi originari dopo le gare».
Senza parlare, poi, dell’inquinamento acustico e delle problematiche che la pratica potrebbe causare all’equilibrio della fauna. Da qui l’appello ai consiglieri affinché si oppongano alla legge «Questa legge – ha sottolineato Viviani – è  anche in contraddizione con l’idea di promuovere il turismo dolce nelle zone depresse di montagna».
Secondo Gianni Girelli, in Regione «La proposta originale nasceva per regolamentare il traffico motoristico nelle aree boschive, ma con gli emendamenti successivi in commissione sono stati introdotti elementi che facilitano il taglio dei boschi».
«In origine – ha dichiarato il bresciano consigliere del Pd – la legge prevedeva che un bosco è tale dopo 5 anni, per cui non si può tagliare dopo questo periodo senza adeguate compensazioni. Poi recenti modifiche hanno spostato tale limite a 15 anni e adesso, con i nuovi emendamenti, si può tagliare il bosco fino a 30 anni, sempre senza compensazioni».
In ogni caso, l’avversità del Pd alla legge non è compatta.  Corrado Tomasi, consigliere del Pd camuno, per esempio, è favorevole: «Voterò la legge dal primo all’ultimo comma – ha dichiarato alla stampa – perché si va a regolamentare una situazione che già esiste nei fatti. Si stabiliscono competenze in modo chiaro dandole in mano ai sindaci, una dimostrazione di autonomia vera che mi trova pienamente in accordo».
«Sono iscritto al Cai da 28 anni – ha aggiunto Tomasi – ma questa legge non mi crea problemi, anzi. Quella del Cai è la posizione ideologica dei dirigenti e basta».

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.