Formigoni: “Non ho motivi per lasciare”

Il governatore lombardo in tv a "L'aria che tira": "Speculazioni sui mieri rapporti con Daccò. Non c'è nulla di penale". L'opposizione: "Deve dimettersi".

(red.) La lettera aperta di domenica, in cui ribadiva di non voler ”cedere al ricatto”, non è bastata, come aveva sperato, a chiudere ogni discussione. Così martedì, ma questa volta in diretta tv, Roberto Formigoni ha dovuto rispondere a domande sul suo stile di vita, sui particolari che emergono dai verbali delle indagini sulla sanità, sul San Raffaele e sulla clinica Maugeri.
E il presidente della Lombardia, annunciando querele contro ”chi specula”, ha detto di sè ciò che va dicendo da settimane di fronte alle indiscrezioni su spese che sarebbero state sostenute da altri per lui: ”Sono limpido come acqua di fonte, nulla può essermi addebitato, perchè dunque dovrei dimettermi?”. Non dovrebbe farlo, ha aggiunto oggi, nemmeno se ricevesse un’informazione di garanzia.
Negli studi di La7, a ‘L’aria che tira’, Formigoni avrebbe dovuto parlare dei dati dell’Istat sull’Italia, e ha invocato infatti ”riforme” per superare la crisi. Ma, prima le notizie relative al terremoto, poi le curiosità sulle inchieste lo hanno costretto ancora una volta all’autodifesa. E’ vero che ha finanziato l’acquisto di una villa per l’amico Alberto Perego?
”In questi decenni”, ha risposto Formigoni, ”ho potuto accumulare risparmi per un milione di euro, che ho prestato a un amico per acquistare una casetta, non una villa faraonica, in Sardegna”. Un ”amico caro e con problemi di salute”, ha aggiunto.
Quindi le domande su vacanze su yacht e aerei che sarebbero stati pagati dal faccendiere Piero Daccò. ”Io”, ha sostenuto il governatore lombardo, “mi concedo due settimane di vacanza in estate e una a Natale, e le passo sempre in Italia: solo due volte mi sono concesso una eccezione alle Antille pagando con il mio reddito”.
”Non c’è niente di penale”, ha concluso Formigoni, ”non ho avuto alcun vantaggio, nè Daccò ha avuto vantaggi da me, quindi non sono colpevole di nulla”.
E, se mai dovesse arrivare un avviso di garanzia, si dimetterebbe? ”Non vedo perchè”, ha tagliato corto, ”spetta alla magistratura giudicante decidere” se qualcuno ha commesso un reato o meno.
Le parole di Formigoni, che poi a margine di un evento alla Fiera sulla visita del Papa ha lamentato anche la ”violazione del segreto bancario”, non risolvono però il caso politico.
Incassata la fiducia di Pdl e Lega, il governatore ha di fronte il pressing delle opposizioni, galvanizzate dal risultato delle comunali che lascia immaginare un possibile ribaltone alle urne dopo 17 anni. ”Formigoni si deve dimettere”, ha ribadito Luca Gaffuri (Pd). “La situazione è sempre più imbarazzante, e la Lombardia ha bisogno di un presidente che possa dedicare tutte le sue forze al rilancio dell’economia e non ad affrontare una situazione che gli sta deflagrando in mano”.
Intanto il Consiglio sta lavorando alla nuova legge elettorale in tempi brevi. La sensazione è che l’evoluzione del quadro politico in Regione continuerà a dipendere più che mai dagli eventi esterni.

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