“Avanti serenamente fino al 2015”

Così il presidente lombardo Roberto Formigoni ha risposto all'ennesima richiesta di dimissioni da parte del centrosinistra. Il faccendiere Daccò a processo.

(red.) ”Noi proseguiamo serenamente fino al 2015” alla guida della Regione Lombardia: lo ha assicurato il presidente Roberto Formigoni, che ha risposto nuovamente alle richieste di dimissioni della Giunta Pdl-Lega avanzate dalle opposizioni di centrosinistra a seguito della bufera giudiziaria che si è abbattuta sul Pirellone e che ha portato all’arresto per corruzione del bresciano ex presidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani a novembre e, a seguire alle altre vicende che hanno determinato le dimissioni di Renzo Bossi da consigliere regionale, quelle della camuna Monica Rizzi da assessore allo Sport e l’addio, siglato proprio l’altro giorno anche del presidente del Consiglio il leghista Davide Boni, indagato per presunte tangenti.
In particolare Formigoni, durante una conferenza stampa sull’integrazione degli immigrati, ha replicato al segretario lombardo del Pd, Maurizio Martina, secondo il quale le elezioni comunali hanno tolto la maggioranza al centrodestra e Formigoni dovrebbe prenderne atto.
”Quello di Martina”, ha detto, “è un ragionamento politico che ritengo sbagliato e infondato. Si vota ogni cinque anni, sarebbe sbagliato se elezioni di rango diverso comportassero la caduta di tutti gli organi precedentemente eletti in altre consultazione”.
Oltretutto, ha concluso Formigoni, ”non basta” un test nei Comuni al voto la scorsa settimana per certificare la fine di una maggioranza in Regione”.
Intanto, sempre nella giornata di mercoledì è emerso che per il faccendiere Pierangelo Daccò e l’imprenditore Andrea Bezzicheri il processo con rito abbreviato comincerà il 27 giugno mentre per i costruttori Pierino e GianLuca Zammarchi, per l’imprenditore vicentino Fernando Lora e il suo contabile Carlo Freschi il dibattimento davanti al Tribunale si aprirà il 15 giugno. E poi il 16 maggio ci sarà la decisione se accogliere o meno la richiesta di patteggiamento a due anni e 10 mesi e a 200 mila euro di multa avanzata da Mario Valsecchi, l’ex direttore finanziario del San Raffaele.
Lo ha deciso il gup di Milano Maria Cristina Mannocci mettendo così alcuni punti fermi a uno dei filoni dell’inchiesta condotta dai pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta sul dissesto del gruppo ospedaliero fondato da Don Verzeè.
Gruppo che ora, con i commissari giudiziari, è parte civile.
L’indagine, avviata lo scorso luglio, a novembre ha portato in carcere Daccò, l’uomo d’affari vicino al Governatore della Lombardia Roberto Formigoni, e destinatario di un provvedimento d’arresto anche per il caso Maugeri.
Gli imputati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati come la frode fiscale, l’appropriazione indebita e il riciclaggio. Secondo gli inquirenti, grazie anche alle rivelazioni in particolare di Valsecchi, sarebbe stato messo a punto un sistema per creare fondi neri per circa 7,5 milioni (quelli finora accertati) finalizzato a soddisfare, secondo gli inquirenti, le esigenze economiche personali del vecchio management o di chi gli ‘ruotava attorno’ e per pagamenti extrabilancio, destinati forse, ma questo è un punto ancora da chiarire e c’è tutto un capitolo di indagini ancora aperto, anche al mondo della politica.
Intanto è attesa a ore la decisione, da parte del Tribunale fallimentare, sull’omologa al concordato preventivo proposto mesi fa dalla Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Decisione che, salvo sorprese, dovrebbe essere positiva.

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