Welfare, il “fattore famiglia è legge”

Approvata la normativa che valuta (per un anno e in via sperimentale al momento) il carico familiare attraverso la definizione di “scale di equivalenza”.

(red.) Il Consiglio regionale ha approvato la legge che introduce modifiche alle normative regionali sulla Rete dei Servizi alla persona, più comunemente denominata “legge sul Fattore Famiglia”.
La votazione finale è avvenuta 40 minuti dopo la mezzanotte. Ai sensi dell’articolo 55 primo comma del Regolamento, il presidente Davide Boni (Lega Nord) ha deciso di prorogare di un’ora i termini dei lavori fissati per la mezzanotte, scelta che è stata contestata dai gruppi di minoranza che hanno abbandonato l’Aula ritenendo non valida la prosecuzione della seduta oltre il termine della mezzanotte.
Il capogruppo del Pd Luca Gaffuri a nome dell’intera minoranza ha evidenziato che “i gruppi di minoranza non ritengono valida la prosecuzione di questa seduta e abbandonano l’Aula con l’intento di chiedere nelle sedi competenti l’impugnazione di questa legge”.
Il provvedimento è stato approvato all’unanimità con 42 voti a favore espressi dai consiglieri di Lega Nord e Pdl. Durante la discussione generale, dopo gli interventi della presidente della Commissione Sanità e relatrice la bresciana Margherita Peroni (Pdl) e dell’Assessore alla Famiglia Giulio Boscagli (Pdl), sono intervenuti la vice Presidente Sara Valmaggi (Pd), i consiglieri Enrico Marcora (Udc), Gabriele Sola (Idv), Giulio Cavalli (Sel), Carlo Borghetti, Alessandro Alfieri, Gianantonio Girelli, Luca Gaffuri e Mario Barboni (Pd).
Con l’introduzione del Fattore Famiglia lombardo, per la prima volta, nel calcolo delle tariffe dei servizi sociali viene preso in considerazione il carico familiare attraverso la definizione di “scale di equivalenza” che garantiscono e tutelano le famiglie numerose, le famiglie con figli minori, la presenza di persone disabili o non autosufficienti.
Per il primo anno questo nuovo sistema sarà applicato in via sperimentale in un numero limitato di Comuni.
Nel testo del provvedimento si sottolinea tra l’altro che la quota di compartecipazione al costo delle prestazioni sociali e la quota a valenza sociale delle prestazioni sociosanitarie sono stabilite dai Comuni sulla base del reddito e del patrimonio del nucleo familiare.
Tra i criteri considerati: la valutazione, nel nucleo familiare, della presenza di occupati sospesi, cassa integrati o disoccupati iscritti in liste di mobilità e la definizione di scale di equivalenza che tengano conto della presenza di figli (inclusi i nascituri e i minori in affido), di persone con disabilità, di anziani non autosufficienti, di un solo genitore convivente.

 

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