Lettere al direttore

“Affaire Brassesco Pace, metafora dell’inadeguatezza della politica locale”

La Presidenza della Repubblica ha revocato “per indegnità” le onorificenze attribuite all’ex Prefetto di Brescia, dott.ssa Narcisa Brassesco. La vicenda ha riguardato interventi del Prefetto per favoritismi personali riguardanti un imprenditore bresciano.
Non intendo infierire sulla persona della dott.ssa Brassesco, ma evidenziare responsabilità divari soggetti politici, istituzionali e di alcune categorie per sostegni e silenzi nel corso dell’intero arco della sua controversa presenza a Brescia. E per un tempo– per ben sei anni –tra i più estesi per un prefetto nella stessa città, dal1860 fino ad oggi! Con una riflessione che possa essere un “memento” anche per le istituzioni pubbliche locali, e non solo…prefettizie.

Molte le vicende all’insegna di scorrettezze ed incapacità. Tra queste, si pensi all’improvvida accoglienza inscenata dal Prefetto, per il ministro Bossi in vacanza a Ponte di Legno, con imbarazzanti fotografie di questa sua scampagnata montanara.

Ben nota la vicenda della scuola di Adro, tutta disseminata di simboli della Lega– col “Sole delle Alpi”–e lo scandaloso mancato intervento del Prefetto. Con l’Interrogazione nel 2010, al Ministro dell’Interno on. Maroni, promossa dagli onn. Corsini e Ferrari che sollecitavano il trasferimento del Prefetto. Con l’on. Maroni ed i Parlamentari della Lega in difesa del Prefetto, come fosse un proprio esponente di partito.

La vicenda drammatica, nel 2010, della “Gru di S. Faustino”, con il Prefetto che – per consenso generale – venne esautorato dal Questore dott. Montemagno, e sulla base d’una regia condivisa – con Sindacati Cgil e Cisl, la Chiesa con padre Toffari della Caritas, Rappresentanze di immigrati e Magazzino 47 – si evitò una possibile tragedia.

I gravi tafferugli, nel 2013, in occasione del comizio di Berlusconi in Piazza Paolo VI, dovuti all’improvvida gestione del Prefetto. Ma l’on. Saglia sottosegretario respinse allora la richiesta di immediate dimissioni del Prefetto, anche se…son convinto… ch’egli abbia maturato ormai da tempo un’opinione opposta.

Per non dire poi dell’inaugurazione del Metrò con tutta Brescia, Autorità istituzionali, aziendali e religiose, con il vescovo mons. Monari. Unica assente la dott.ssa Brassesco, con voci ricorrenti ed imbarazzate di impegni suoi non istituzionali, ma personali per un’esposizione “fashion” in quel di Parigi.

E via elencando. Queste ed altre vicende hanno trovato nel Centro Destra una difesa politica come mai è avvenuto a Brescia verso alcun Prefetto. Quindi con modalità del tutto avulse dalla storia nostra.

Se posso esprimere un’opinione personale, il livell odi autorevolezza ed operatività dei vari Prefetti e Questori succedutisi è stato –pur con alti e bassi –garantito ed adeguato.

Magari su cui ritornare per una qualche valutazione. Per esempio, nel 2000, sulla prolungata occupazione di Piazza Loggia da parte degli immigrati, ritengo non sia stato condivisibile il trasferimento “politico” a Catanzaro d’un Questore di alto valore come il dott. Gennaro Arena. Come ingiusto ritengo sia stato l’improvviso spostamento d’uno stimato prefetto come il dott. Valenti. Tra i vari che hanno ben meritato ricordo la dott.ssa Cancellieri o, sulla soluzione dell’annosa “vicenda del Residence Prealpino”, il dott. Tronca, con l’allora suo Vice, il dott. Visconti, che è poi ritornato a Brescia come Prefetto impegnato sull’emergenza con il “Piano trasporti-scuola” in fase Covid.

Ebbene da questo quadro complessivamente positivo emerge la criticità invece dell’inadeguatezza della dott.ssa Brassesco, ma ancor più della strenua sua difesa del Centro Destra. Come poi sono state inoltre incomprensibili le sue successive presidenze e partecipazioni in CdA di società finanziarie, con esponenti di Confindustria. Ovvio che nessuno in campo aziendale privato è tenuto a dar risposte, nè le attendo. Ma non meno ci si sente obbligati – parlando d’un ex prefetto e non d’un finanziere – a porci domande sul perché di tali scelte del tutto atipiche e singolari.

Troppi, pur sapendo, hanno taciuto negli anni, chi per opportunità ed interessi loro, chi per un malinteso “senso delle istituzioni”. Ma un’istituzione pubblica – che sia statale, regionale o comunale – la si tutela non nascondendo incapacità, ma promuovendo competenze ed impedendo che persone inadeguate assumano tali alte responsabilità. All’opposto di quanto ha fatto il Centro Destra sulla vicenda del Prefetto. A maggior ragione con partiti in crisi, non deve mancare anche il coraggio di posizioni personali non remissive od opportunistiche, in quanto il valore della guida d’una istituzione pubblica vien prima d’una obbedienza cieca a gruppi di potere d’un partito.

Quando sono in campo responsabilità pubbliche l’inadeguatezza va combattuta a viso aperto perché sono in gioco– a cascata –anche i valori che riguardano formazione, selezione e qualità d’una intera classe dirigente d’una città. Come, al riguardo, è emerso -nel recente convegno in Loggia- dall’interessante riflessione sul significativo ruolo di leadership svolto a Brescia dal notaio dott. Camadini e dall’area cattolica.

Per questo l’affaire Brassesco dice più d’una personale inadeguatezza d’un Prefetto, perché è la metafora d’una supina ed imbarazzante accettazione, che purtroppo s’è registrata in una parte significativa di Brescia, riguardante carenze riscontrate nell’esercizio delle responsabilità apicali della vita pubblica locale. Cosa invece da contrastare – toto coelo – quand’anche si rendessero necessari strappi fatti pure in casa propria.

Claudio Bragaglio

 

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