Lettere al direttore

Le Mamme del Chiese: “Di Peschiera non ce n’è una sola!”

Con riferiamo all’articolo apparso sabato scorso sul Giornale di Brescia, dove vengono riportate valutazioni prettamente di tipo politico da parte di Acque Bresciane ed elogiati i comitati che sostengono l’impossibilità di una soluzione alla vicenda depuratore del Garda mantenendo l’attuale sublacuale, le mamme del Chiese ritengono opportuno intervenire.
Che tornare sui propri passi, dopo 20 anni di accordi, più o meno svolti in sordina, sia un’impresa è certamente una verità, soprattutto se non c’è una volontà politica.
Perché di questa solo si tratta: mancanza di volontà politica!

Troppe dichiarazioni e azioni già spese nella direzione sbagliata che nessuno intende rimangiarsi o nessuno intende smentire.
Ma Acque Bresciane non ci risulta essere un soggetto politico e da essa ci aspettiamo piuttosto considerazioni tecniche: tutte quelle che non ha voluto o potuto fornite sino ad ora.
Vogliamo ricordare ad esempio che nello studio 2019 esiste uno scenario Peschiera, che oltre ad aver scartato a priori l’uso della Sublacuale fu scartato per costi troppo elevati.
Forse a qualcuno non sarà sfuggito che lo scenario allora risultato il migliore, Gavardo/Montichiari, è lievitato nello studio successivo del 2021 di 28 milioni …
Allora, non potremmo rivalutare quello scenario ad esempio? Alla luce delle variazioni introdotte nell’ultimo studio, dei metodi discutibili e distorsivi utilizzati per il confronto degli scenari e infine degli eventuali costi di Verona omessi, di cui si parla all’ormai famoso audio “sfuggito”, perché non azzerare il percorso sin qui fatto?

Ad esempio perché scartare a priori soluzioni miste ( terra / acqua ) per le condotte? Se la via Veronese fosse veramente preclusa, non è forse ipotizzabile una via bresciana ? Davvero anche le sublacuali di Lonato e Peschiera sono da smantellare? O un loro utilizzo può essere considerato? E poi perché distorcere ogni valutazione ampliando il bacino di valutazione anche all’asta del Chiese? Noi non siamo tecnici, ma non ci vuole molto a capire che il perimetro territoriale di valutazione considerato è stato solo strumentale per atterrare dove non si doveva.

Se la politica dettasse i principi e ascoltasse le istanze che provengono dai territori,  siamo certe che le soluzioni “giuste” verrebbero a galla.
Non sono molti i principi a cui occorrerebbe appellarsi:
– Trovare soluzioni nel proprio bacino idrografico,
– Evitare nuovo consumo di suolo vergine .

Il primo principio è ciò di quanto più condivisibile si possa stabilire, mentre il secondo è quanto di più utile si possa definire in ottica di contrasto al cambiamento climatico, dato che ogni grande opera e consumo di suolo comporta un saldo positivo nelle emissioni di CO2.
Ora abbiamo un nuovo consiglio provinciale e una Regione informata. La parola transizione ecologica ha dei significati ben precisi … e non è l’ultimo ritrovato per fare discorsi alla moda …

Occorre mostrare coraggio e evitare la costruzione di un nuovo depuratore!
Anche perché abbiamo notato che gli interessi dei soggetti coinvolti in questa grande opera guarda caso sono anche tra gli stakeholder dell’ “Agenda Brescia”, una iniziativa che il Giornale di Brescia della scorsa settimana titola “progettare il futuro, la sfida sostenibilità fra ambiente e società”.
Abbiate dunque coraggio!

Il Direttivo del Comitato Le mamme del Chiese
Referente: Piera Casalini

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