Lettere al direttore

Forza e peso politico ed economico di un territorio non sono anche garanzia di legalità

Lombardia, Montichiari (Bs), lunedì 17 ottobre 2016, ore 10,30 di lunedì mattina, bambini di quarta elementare di una scuola della frazione di Vighizzolo di Montichiari, accusano malori (nausea e vomito) mentre sono a scuola, dentro loro classi. La causa? Forti odori che respiravano nell’aria. Soccorsi i bimbi accusarono un forte bruciore agli occhi e alla gola, e per sette di loro si rese necessario il ricovero presso l’ospedale Civile di Brescia.
Le analisi effettuate sui bimbi ricoverati in ospedale rilevarono alte percentuali di carbossiemoglobina: una forma di emoglobina nociva in percentuali così elevate che solitamente si riscontrano solo nei fumatori. Ma non era la prima volta, si trattava di un deja vu per molti abitanti, che rimandava ad un caso del 10 gennaio 2012, anche allora i bambini delle elementari vennero colti da malore.
Proprio dagli accertamenti, eseguiti durante le indagini sull’intossicazione del 17 ottobre 2016, per cercare spiegazioni all’irritazione delle vie respiratorie che aveva costretto al ricovero di diversi bambini della scuola di Vighizzolo (circostanza che emerge sfogliando l’ordinanza di 204 pagine destinata ai 15 indagati), è partita la maxi inchiesta sullo spandimento di liquami contaminati nelle campagne bresciane che secondo gli inquirenti aveva come epicentro la Wte di Calcinato. Procura e carabinieri avevano subito concentrato l’attenzione sui fanghi e gessi di defecazione ceduti come fertilizzanti agli agricoltori insieme al bonus dell’aratura.

Il risultato di quella inchiesta ha portato alle raccapriccianti intercettazioni di queste ore:
«Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente». La voce è di Antonio Maria Carucci, laureato in Scienze geologiche e a libro paga della Wte, dall’altra parte del telefono Simone Bianchini, un contoterzista che quei fanghi li spandeva nei campi della bassa bresciana.
150 mila le tonnellate finite nei campi degli agricoltori dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019. 3mila ettari di terreno, e per ora si parla solo di 1 anno di distribuzione, che hanno avvelenato terreni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna.

I consumatori dovrebbero essere informati di dove e cosa è stato coltivato su quei terreni? Di quali e quanti prodotti provenienti da quei terreni avvelenati potrebbero essere potenzialmente arrivati nei punti di rivendita?
Dei fanghi tossici, oltre al passaggio della notizia che sono stati sversati da qualche parte tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, non sappiamo più nulla.
È più giusto tutelare l’economia locale o avvisare i consumatori?
Si, no. Io non lo so! Ma sicuramente l’Art.41 infilato nel Decreto Genova che “per superare situazioni di criticità nella gestione dei fanghi di depurazione” per l’agricoltura, ha elevato ampiamente, per numerose sostanze tipicamente industriali e pericolose, i limiti portandoli da 50 mg/kg a 1.000 (da cinquanta a mille) non pare essere dalla parte dei consumatori.

Forza e peso politico ed economico di un territorio non sono anche garanzia di legalità. Poter determinare, nel bene e nel male, le sorti di un territorio, e di riflesso di tutto il paese, dove a farne le conseguenze sono sempre e comunque i cittadini, è uno squilibrio costituzionalmente corretto?
Quando in un territorio il peso di questa duplice forza è negativo, diventa inevitabile la conseguente ricaduta negativa sui cittadini. La debolezza di queste forze diventa consequenzialmente il fulcro delle realtà criminali che facendo leva sulle debolezze istituzionali e civili si pongono spesso come alternativa alla disperazione di chi non ha accesso a quella giustizia sociale che Sandro Pertini reclamava già mezzo secolo fa:
“Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è libertà. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana.” Sandro Pertini.

Le conseguenze, però, seppur con ripercussioni diverse, sono spesso inversamente proporzionali anche dove potere politico ed economico sono fortemente rappresentativi di un territorio. In questo caso concorrono negativamente anche i media dell’informazione nazionale, anch’essi influenzati, e influenzatori, di quella regola non scritta che continua ad offrire la storytelling rassicurante, rafforzata dal sempre presente pregiudizio nazionale, del buono e del cattivo come prerogative geograficamente distintive di determinati territori nazionali.
Rassicurante ma non realistico del danno che la possibile copertura di forze politiche, economiche e dell’informazione offrono (compito della magistratura accettare se più o meno volontariamente) alla logica del profitto, prerogativa, questa sì, distintiva dei territori economicamente ricchi. Logica che concettualmente, se estremizzata, poco si distingue da quelle delle organizzazioni criminali.

Nel 2012, quando scoppiò mediaticamente il caso della Terra dei fuochi, non ci fu nessun riguardo a identificare, erroneamente, i prodotti agroalimentari di tutta la Campania come potenzialmente pericolosi.
In quel caso la debolezza del potere politico ed economico non seppe tutelare né produttori, né prodotti, né tantomeno i consumatori che rimasero in balia di attività commerciali che esponevano cartelli, senza senso, con scritto “qui non si vendono prodotti della Campania”, dei tg nazionali che misero in fila decine di servizi, dei fatidici talk show pomeridiani che andavano alla ricerca di terreni da filmare. L’abbinamento Campania-prodotti agricoli-terreno inquinato andava a loop ad ogni ora, l’esposizione mediatica fu spietata, l’informazione tendenziosamente deviata dal pregiudizio nazionale.
Fu giusto?
Si, no. Sicuramente fu sbagliata!

Massimo Mastruzzo
Direttivo nazionale e referente per la Lombardia del M24A-ET
Movimento per l’Equità Territoriale

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