Lettere al direttore

Le sacrosante frustrazioni di una educatrice in una scuola pubblica bresciana

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Durante gli ultimi anni sono emerse le grosse criticità che caratterizzano l’organizzazione e la gestione dell’istruzione scolastica, invitandoci a riflettere sull’esistenza di nuove proposte educative.
Sono educatrice ed ho lavorato principalmente con bambini tra i tre ed i sei anni perlopiù in contesti informali di ispirazione montessoriana ed ho da poco concluso un incarico di due mesi presso una scuola pubblica della Bassa bresciana. Da quest’ultima esperienza è sorto in me il desiderio di condividere alcune riflessioni sulle difficoltà che ho incontrato presso la scuola statale.

Alle ore nove sono stata chiamata per prendere servizio la mattina stessa e, dopo un’ora di compresenza, ho dovuto gestire da sola una sezione di ventitré bambini. Non posso nascondere che ero prevenuta e impaurita dal mondo della scuola pubblica, ma anche desiderosa di sconfessare le mie paure. Purtroppo così non è stato. La mia esperienza è stata segnata dalla frustrazione.

Mi sono sentita avvilita tutte le volte che mi è stato detto “non portarli in giardino perché si bagnano, alza la voce perché se no non ti ascoltano“.

Mi sono indignata ogni qualvolta le maestre hanno inveito contro i bambini per mantenere l’ordine, o isolato i più vivaci in un angolo della classe. E’ un abuso di potere ingiusto che può avere gravi ripercussioni nel processo di crescita e che va sostituito dalla costruzione di una relazione di fiducia e di ascolto. 
Credo che il fine ultimo della scuola sia il benessere fisico, psicologico e sociale del bambino.
Esistono medici, pedagogisti, neuroscienziati che hanno portato grandissimi contributi al tema dello sviluppo del bambino, provando empiricamente le conseguenze dei diversi approcci educativi. E’ un’evidenza scientifica che modalità aggressive, indelicate e un ambiente malsano danneggiano la crescita e creano squilibri che possono essere all’origine di disturbi psicosomatici.
Secondo la pedagogia scientifica Montessori l’ambiente che circonda il bambino ha un ruolo centrale nel suo sviluppo e lo deve guidare verso l’autonomia e l’indipendenza. Durante la mia esperienza ho eliminato dall’aula giocattoli rotti e divanetti di plastica che rendevano l’ambiente insicuro e trascurato. Come posso insegnare ai bambini la cura ed il rispetto se i loro stessi giocattoli sono malmessi e inadeguati? Se il maestro è il primo a non avere tempo da dedicare al bambino è difficile che questo a sua volta impari a rispettare i suoi pari e a prendersene cura.
L’anno scorso si celebrava il centocinquantesimo anniversario della nascita di Maria Montessori. Mi sconcerta realizzare come, a così grande distanza di tempo, non solo non venga adottata una pedagogia scientifica e messo al centro il bambino, ma vengono reiterati stilemi educativi d’altri tempi e che non hanno alcun fondamento per essere messi in atto.

 

Si stanno creando molteplici progetti che cercano oggi di mettere al centro il benessere del bambino e mi rammarica constatare che si tratta per lo più di piccole realtà associative o scuole private. E’ compito della scuola pubblica avvalersi delle migliori strategie educative approvate da uno studio scientifico e garantire un sano accompagnamento alla crescita di ogni bambino. E’ doveroso che le condizioni di lavoro siano degne di maestri preparati che possano offrire nel miglior modo possibile il loro lavoro e le loro competenze professionali.

 

Francesca Covelli

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