Lettere al direttore

Questione libica, “il Marocco lavora per la pace”

“Il Marocco resterà il paese della generosità per instaurare la pace e unire i libici”: questa riflessione del Signor Youssef El Akkouri , Presidente della Camera dei rappresentanti libica (Tobrouk) sintetizzano al meglio la seconda sessione di lavori che vedono riunte le due parti in causa della crisi libica. Da una parte il governo di Tripoli e dall’altro i rappresentati di Tobrouk. Questa seconda sessione di lavori, ha permesso di affrontare , in un clima disteso la questione , non secondaria della definizione dei sette posti istituzionali che possano garantire l’applicazione del protocollo di Skhirat del dicembre del 2015.

Entrambe le parti e la rappresentante delle Nazioni Unite , Signora Williams,  hanno ringraziato il Marocco e, in particolare Sua Maestà Mohammed VI, per il ruolo che il Regno sta avendo nella fase di pacificazione della Libia.
L’intricata vicenda libica, e la sua risoluzione rivestono importanti ricadute sul piano internazionale :  La prima , il Marocco, nel quadro delle Nazione Unite, ha sempre puntato a salvaguardare l’unità della nazione . Questo punto è fondamentale in quanto l’unità della nazione libica è importante non solo per il supremo bene delle popolazioni ma anche sul piano della stabilità del mediterraneo. Una Libia unita sarebbe un valido interlocutore per la gestione dei flussi dei migranti in Europa ed in Italia , in particolare.  La salvaguardia dell’unità nazionale di questo Paese permetterebbe di rilanciare in modo chiaro e forte le istituzioni regionali a partire dall’ Unione del Magreb Arabo.
Seconda ricaduta il Regno del Marocco ha contribuito in modo chiaro a dare visibilità alle Nazioni Unite rilanciando la validità di questo organismo , dando un esempio chiaro e preciso di come si lavora nello spirito della Carta fondativo dell’ONU, attraverso un concetto di multilateralità che permette di instaurare un dialogo sereno e diretto tra le parti in causa. Terzo aspetto, il governo marocchino, ispirato da Sua Maestà Mohammed VI, ha dimostrato ( e lo affermo senza problemi) un modello per tutte le nazioni, ha offerto uno “spazio neutro” dove le parti in causa hanno potuto confrontarsi senza un agenda prefissata ma in modo costante risolvendo i nodi dei vari problemi sul terreno. Il Marocco non ha imposto un agenda predeterminata ma, muovendosi nel quadro delle Nazioni Unite ha facilitato il dialogo , ha svolto una funzione di mediazione nel senso di incoraggiare l’incontro tra le parti, il dialogo e la discussione. Un modello che potrebbe essere svolto, sempre nel quadro ONU per i tanti conflitti che animano la regione . Quarto punto , il Marocco ha portato avanti, con l’appoggio delle nazioni unite un dialogo incentrato sulla concretezza, sulla paradigmaticità dimostrando, al mondo intero che gli schemi tipici della diplomazia della seconda metà del secolo scorso non possono essere più applicati nel contesto odierno. Quinto , il Marocco , ha dimostrato che la risoluzioni delle questioni regionali , che però ricadano su aspetti internazionali, devono e possono essere risolte a livello regionale senza ingerenze esterne alle popolazioni e alle Nazioni interessate. Quest’ultimo punto è fondamentale, perché non solo risponde all’idea originaria delle Nazioni Unite ma allo stesso tempo apre una nuova epoca per le nazioni arabe e quelle africane che possono sperare di avere nelle organizzazioni territoriali e nell’Unione Africana il luogo di risoluzione delle controversie interne al continente.

Il Regno del Marocco, come sempre nella sua storia, è un’apripista , una Nazione che fin dal suo passato ha posto il concetto di unità nazionale e di libertà al centro della propria azione. Unica nazione a non aver mai avuto conflitti o volontà di espansione territoriale, prima nazione che nel 1777 riconobbe gli Stati Uniti d’America proprio in virtù del principio di libertà e di pace che animavano sia  le colonie britanniche nel continente americano sia la nazione marocchina

 

Marco Baratto, Forum Lombardia Marocco

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