Lettere al direttore

Caso Tridico, l’aumento deciso da Lega e 5 Stelle

Quando Tridico il 22 maggio 2019 venne, per volere di Di Maio, nominato, dovette dividere l’emolumento di 103mila euro con il vicepresidente (transitoriamente Adriano Morrone), figura reintrodotta su richiesta del leader della Lega, Matteo Salvini, allora al governo, col preciso scopo di “marcare stretto” il presidente, già allora guardato con diffidenza dalla Lega. Così dei 103mila euro, circa 62 mila euro furono attribuiti a Tridico e il resto al vice.

A Gennaio 2019 Salvini e Di Maio firmano l’aumento a 150mila euro: si L’adeguamento stipendiale oggi contestato era già stato previsto dagli attuali contestatori con un decreto del governo Conte I (Lega – M5S).
A giugno 2019, Di Maio, in qualità di ministro del Lavoro, avviò l’iter per l’adeguamento dei compensi, legato anche alla riforma della governance di Inps e Inail che aveva l’obiettivo di reintrodurre il consiglio di amministrazione nei due enti, cosa in effetti realizzata alla fine del 2019. La proposta di Di Maio prevedeva appunto 150 mila euro per i presidenti di Inps e Inail, 40mila per il vice e 23 mila per ciascuno dei componenti del consiglio di amministrazione.

Si fu il ministero di Di Maio a proporre la cifra di 150mila euro, lo stesso che adesso chiede chiarimenti (su quanto da lui stesso fatto).
Salvini (quello dei 49milioni di euro) che oggi, con una triste pagliacciata, chiede le dimissioni di Tridico è lo stesso che ha mandato il condannato Bossi al Senato a 20.000 euro al mese. Quelli che oggi vorrebbero le dimissioni di Tridico, sono gli stessi che hanno permesso a un certo Antonio Mastrapasqua di presiedere per anni questo importantissimo istituto.
Demagogia a parte, 60.000 euro LORDI (5mila euro lordi al mese) sono uno stipendio adeguato per chi dirige una organizzazione a livello nazionale come l’INPS? Un Direttore Generale di una qualunque Azienda Ospedaliera di provincia prende almeno il doppio, quando non il triplo.
Chi di demagogia ferisce di demagogia autoperisce.

Quando sputi in alto demagogia, questa non può che tornanti in faccia. Ormai ogni italiano fa il demagogo con un il culo (qualsiasi) di qualcun altro e la politica attuale ha la responsabilità di aver sdoganato un atteggiamento, prima riservato al chiacchiericcio tra colleghi e capoufficio, al quotidiano dibattito pubblico, tanto che ormai ha quasi sostituito quello sulle moviole calcistiche: da rigore si, rigore no, a “porci, nullafacenti, cialtroni, mandiamolituttiacasa”, il passo è stato tanto breve quanto responsabile della costruzione demagogica della una nuova ideologia dell’antipolitica…a prescindere.
Un atteggiamento che ha preso il sopravvento sul confronto politico, duro, faticoso, magari perennemente di opposizione, ma con alla base un intento costruttivo. Lottare politicamente per ottenere i propri diritti è stato sostituito da un generico e lineare “tagliamo”: i politici, gli stipendi di qualcuno, i manager di qualcosa.

Massimo Mastruzzo, Direttivo nazionale M24AET – Movimento per l’Equità Territoriale

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