Lettere al direttore

Hanno vinto i partiti del SI; ma quali sono i partiti del NO?

L’Italia del referendum e la rappresentanza parlamentare non coincidono. Neanche si somigliano. Questo è il punto: gli elettori del NO in realtà sono elettori senza rappresentanza. Vediamo perché. Alla quarta votazione, alla Camera dei deputati, il NO ha raccolto il 2.5%. Il fronte del Sì il 97.5%. Per il SÌ erano: Il Movimento 5 stelle e il Pd, gli attuali maggiori partiti di maggioranza; La Lega e Fratelli d’Italia, gli attuali maggiori partiti di opposizione. Per il NI Forza Italia che ha provato a sfilarsi dalla competizione usando la via della libertà agli elettori. Per il NO: A detta dei sostenitori del SÌ, tutto il resto dei nullafacenti, assenteisti, ladroni, pezzi di merd…

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una partecipazione non alta, ma neanche priva di forza espressiva ed il NO si è espresso attraverso gli elettori in fuga da quei partiti di maggioranza e opposizione che dovrebbero rappresentarli. Una secca e innegabile differenza fra l’Italia referendaria e l’Italia parlamentare. Vince il SÌ, naturalmente. Questo non porterà, come qualcuno ha ingenuamente pensato, ad una delegittimazione del Parlamento in carica, quanto piuttosto ad un consolidamento delle maggioranze e delle opposizioni variabili e sovrapposte che lo popolano. Vincono quei partiti del SÌ che in nulla rappresentano le istanze di M24A-ET. Quei partiti di maggioranza e opposizione che rappresentano quella disomogeneità territoriale che non può che essere agli antipodi rispetto a chi si sta battendo per l’Equità Territoriale. Con questo SÌ la Costituzione è modificata, ma senza che vi sia nessun accordo sulla legge elettorale, se non un testo base (proposta di legge 2329) che non solo NON elimina le liste bloccate, ma prevede l’abolizione dei collegi uninominali, ossia viene eliminata la sola possibilità odierna di dare preferenze.

Liste bloccate, e soglia di sbarramento al 5%, significa che saranno le segreterie dei partiti a scegliere chi e quali saranno i parlamentari che verranno tagliati, e chi continuerà a sedersi in parlamento, lasciando agli elettori del SI’ solo illusione di aver avuto voce in capitolo nella scelta del taglio e soprattutto in quella dei futuri rappresentanti. Più che di cambiamento si tratta di un consolidamento di venditori di prodotti che non hanno nulla a che fare con le esigenze del territorio più in difficoltà della UE. Resta il punto: per quanto riguarda noi di M24A-ET, questa rappresentanza di maggioranza e opposizione di governo è diametralmente opposta rispetto all’esigenza di Equità Territoriale fondamentale non solo per il sud ma per tutta l’Italia.

Massimo Mastruzzo, direttivo nazionale Movimento 24 agosto per l’equità territoriale

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