Lettere al direttore

“Zero consumo di suolo”? Regione non la racconta giusta

La Legge Regionale 12 del 2005 stabilisce che ogni Comune è sovrano nella pianificazione del proprio territorio. Ottima cosa – verrebbe da dire – bravi amministratori regionali: padroni a casa nostra!

In forza di questa legge il comune di Brescia ha dotato la città di un Piano di Governo del Territorio (PGT) innovativo sotto tanti punti di vista. Mi limito a sottolineare l’aspetto ambientale: l’Amministrazione ha voluto caratterizzare il suo PGT con la scelta di impedire ulteriore consumo di suolo e azzerare quello che riguarda il suolo agricolo. La ricaduta ambientale è presto detta: meno edificato equivale a meno trafficato, meno riscaldato/condizionato, più verde!

Peccato però che la stessa Regione con la Legge 31 del 2014, pubblicizzata con lo slogan “zero consumo di suolo”, stabilisca che, prima di 30 mesi dall’entrata in vigore di questa legge, non sia possibile ai Comuni revocare eventuali diritti edificatori, perché ogni previsione deve passare prima al vaglio degli strumenti urbanistici Regionali, giustamente sovraordinati ai PGT. Considerato il carico di lavoro che ne consegue per la Regione, che sta già decidendo per tempi più lunghi dei 30 mesi, e calcolando che i PGT hanno validità di soli 5 anni, è facile capire come, di fatto, nessun Comune può portare a compimento le proprie scelte di governo del territorio. L’esatto contrario del conclamato “padroni a casa nostra”!

In questi giorni il TAR ha accolto parzialmente un ricorso presentato da una proprietà che, a seguito dell’entrata in vigore dell’attuale PGT, si è vista preclusa la possibilità di mantenere il diritto edificatorio per 40mila metri quadri di superficie da realizzare su area attualmente agricola.

Questa sentenza fa toccare con mano il vulnus legislativo del quale accennavo poc’anzi.

In fase di elaborazione del PGT il Comune aveva promosso, attraverso un bando, la ricognizione sui Piani Attuativi non ancora realizzati, con l’obiettivo di far emergere le reali intenzioni edificatorie degli interessati. La citata proprietà non ha usufruito di questo strumento, salvo poi, poco prima che il PGT andasse in adozione e grazie all’opportunità offerta dalla Legge Regionale 31, presentare al Comune la propria proposta di Piano Attuativo che, a quel punto, contrastava con le scelte pianificatorie del nuovo PGT.

Ora l’Amministrazione sta affrontando la questione sollevata dalla sentenza del TAR, decisa a percorrere tutte le possibili vie legali per sostenere la propria scelta ambientale che questo PGT ha impresso alla città nell’interesse della collettività. L’azione dell’Amministrazione è pertanto caratterizzata da una forte determinazione a portare avanti il proprio mandato elettorale, e non certo da arroganza nel voler sfidare chi ha il compito di giudicare. L’ambiente è un bene comune troppo importante!

Peccato che qualcuno associ il concetto di bene comune al comunismo! E dimentichi invece che esso è un valore più volte richiamato nella nostra Costituzione che, in occasione del referendum, abbiamo potuto toccare con mano quanto stia a cuore a tutti gli Italiani.

Eventuali ricorsi erano già stati messi in conto dall’Amministrazione che è però convinta che, davanti a situazioni simili, sono due le questioni sulle quali non deve tergiversare: la prima è che l’interesse privato non deve prevalere sull’interesse collettivo; la seconda è una questione strettamente giuridica e invoca chiarezza sul reale vulnus legislativo che penalizza le scelte Comunali.

L’opposizione su questa sentenza del TAR si è stracciata le vesti arrivando a chiedere le dimissioni dell’assessore Tiboni. Tale indignazione conferma come davvero questa Amministrazione abbia fermato il consumo di suolo in coerenza a quanto promesso in campagna elettorale.

Lucia Ferrari (Consigliere PD Comune Brescia)

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