Lettere al direttore

Caso Matisse, “Brescia Musei sapeva dei numeri gonfiati?”

Ottima l’iniziativa della Loggia, costituitasi parte civile contro l’ex amministratore di Artematica, Andrea Brunello. Si tratta infatti d’individuare le responsabilità penali che hanno gravemente investito la Mostra di Matisse. Oggetto allora d’aspre polemiche e d’una meritevole iniziativa del Gruppo consiliare del PD. Ma va altresì focalizzato un aspetto che allarga, ben oltre Brunello, l’orizzonte delle responsabilità. Questioni che ebbi modo di illustrare anche a seguito d’una mia convocazione in Procura. E che, con una sequenza di “perché,” di seguito riproporrei.

Perché la Fondazione, presieduta da Faustino Lechi, ha cambiato lo Studio legale bresciano che aveva già predisposto il precedente Contratto per la Mostra Inca.
Perché s’è decisa una ristesura del Contratto ricorrendo, ma fuori Brescia, all’assistenza dello Studio del presidente della Compagnia delle Opere di Milano, l’avv. Guido Bardelli.
Perché il cambiamento del Contratto s’è concentrato proprio sull’azzeramento, nei fatti, di controlli e rendicontazioni.

Perché, dopo solo cinque mesi dall’approvazione del Contratto Matisse (giugno 2010), Artematica ha preteso ed ottenuto a novembre un’ulteriore modifica che ha ridotto la materia d’un possibile controllo, da parte di Comune e Fondazione, a meno della metà del Bilancio della Mostra (2.3 mln su un totale di 5.1 mln ).
Perché l’elenco delle spese su cui poter fare verifiche – peraltro a quel punto più che dimezzato – veniva per Contratto predisposto dalla sola Artematica (quindi dalla stessa controllata!), senza neppure l’obbligo, da parte sua, d’una presentazione dettagliata di fatture e documenti rendicontati.

Perché è stato tolto dal nuovo Contratto il riferimento a tutti i visitatori effettivamente “paganti” (ma limitato a soli 150 mila su 230 mila), al fine di poter erogare ad Artematica il corrispettivo totale di fine Mostra.
Perché s’è voluto favorire Artematica aggirando anche il pagamento dell’eventuale penalità prevista per il mancato raggiungimento dei 230 mila visitatori stabiliti.

A suo tempo con sollecitazioni ed interpellanze, in particolare quella che ho depositato, il 6.10.2012, con la consigliere Donatella Albini, avevamo posto interrogativi, riguardanti proprio l’intenzionalità sottesa a tutti questi cambiamenti del Contratto. Questo il punto. Modifiche finalizzate – e fin dall’inizio della Mostra, sottolineo – ad azzerare l’efficacia dei controlli, in modo da poter poi manipolare le voci di spesa e il numero dei visitatori effettivamente paganti. Con la Fondazione che – va pur detto – ci ostacolò non poco nel reperimento della documentazione. Interrogativi rimasti ancora senza risposta e che spero ritornino in campo, e non solo in sede giudiziaria, per individuare – oltre gli aspetti penali – anche le responsabilità politiche ed amministrative dell’intera vicenda.

Infatti, se i “perché” sopra riportati fossero fondati, evidente, fin dall’inizio, l’intenzionalità del raggiro. Ma resterebbe ancora da chiarire se e quanto l’Amministrazione Pubblica fosse consapevole e consenziente. Oppure no.
Claudio Bragaglio, Pd Brescia

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