Bragaglio scettico sulla super-utility
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desidero manifestare tutte le mie perplessità sulla ‘filosofia’ delle mega fusioni delle Utilities. Quelle proposte a suo tempo dall’ex ministro Passera od anche dal sindaco di Torino, on. Fassino, che si son dichiarati per la Super-Utility del Nord (A2A, Hera, Iren…), insediate in Lombardia, Piemonte, Emilia, Liguria.
Troppi ed interessati alcuni ingegneri istituzionali ed aziendali. Troppe e spericolate le arcate (finanziarie, di gruppi potere, debiti da ripianare con le casse altrui…) d’un siffatto ponte per poter reggere, senza franare addosso agli interessi di Comuni e cittadini.
Abbiamo già da valutare l’esperienza di ASM-AEM (fusione da me condivisa, meno la sua realizzazione, compreso il colpo di mano ‘milanese’ di fine 2007) che ci dice quanto sia complicata la realtà delle fusioni. E ben più di quella immaginata allora dall’ing. Capra (ASM) e dall’ing. Zuccoli (AEM), con l’improvvida accelerazione impressa dalle loro due interviste sul ‘Sole 24 ore’ del 22-23 luglio 2006. Con relativi rischi corsi ed effettivi danni occorsi. Solo in parte recuperati, con la fine della stagione dei sindaci Paroli e Moratti ed il cambio di Presidenza e Direzione di A2A.
E’ necessaria la dimensione giusta delle cose possibili. Con realismo. Resistendo alla bulimia delle abbuffate finanziarie del ‘Grande Nord’. E resistendo pure al ‘panlombardismo’ di chi scrive ‘Lombardia’, ma per intendere solo la ‘Grande Milano’. E con riferimento non già al Comune, ma alla grande piazza finanziaria dei riti ambrosiani. Dove le aziende sono considerate in funzione della finanza e non viceversa. Con Brescia ed il resto della Lombardia, ingoiati poi a pezzi e bocconi. Annegando – per quel che ci riguarda e questa volta definitivamente – l’intera storia di ASM nel vortice d’un ‘mare magnum’.
Un gioco ad alto rischio. Ritengo infatti un errore pensare che le Utilities siano ormai da considerare alla stregua di qualunque altra azienda. Che la territorialità sia una palla al piede e non già il loro vero valore aggiunto. Anche sotto il profilo economico.
Qualche segnale incauto è venuto dal Governo. Forse con l’intento suo di metter mano ad aziende decotte o del malaffare. Ma non è il caso e neppure il modello nostro.
Penso quindi abbia fatto molto bene il presidente di A2A, Giovanni Valotti, a ritenere per A2A uno “spauracchio” il giudizio della Corte dei Conti sui piani di razionalizzazione e di fusione. Ci si fonde o meno in base ai piani industriali delle aziende, e non già applicando ‘modelli romani’ o di giurisdizione contabile. Quindi nessun M&A – dice bene il Presidente di A2A – nessun ‘Merger and Acquisition’, fatto di ulteriori fusioni ed acquisizioni, imposti per legge di Stabilità.
Un’esperienza da considerare positivamente, come esempio di rapporti tra Utility ed Enti locali, è quella emiliana di Hera. A questo modello ha fatto riferimento anche il presidente Valotti insieme al sindaco Del Bono. Mi sembra una posizione da condividere.
Ma importante è il tracciato da scegliere, adesso. Ovvero il prioritario consolidamento su scala lombarda (che ancora non è acquisito), con l’apertura d’un vero e proprio tavolo di confronto tra Enti ed Aziende. In particolare, sul fronte d’una collaborazione (finalmente!) con Cogeme e Linea Group (Rovato, Cremona, Pavia) e l’azienda Acsm-Agam di Monza Como. Senza farsi troppo condizionare dalle attuali e diverse geometrie politiche dei governi locali od aziendali.
Riterrei quindi auspicabili: un no alla Super-Utiliy del Nord ed un sì alle aggregazioni di Utilities su scala lombarda. Vedremo intanto il Piano industriale che verrà presentato a giorni da A2A. Che meriterà sicuramente – data l’importanza strategica – un approfondito confronto, oltre che in città, anche con i Comuni e la Provincia, l’Università, le Organizzazioni sindacali e produttive.
Claudio Bragaglio
Brescia, 8 febbraio 2015
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