Lettere al direttore

«Santa Pasqua nel segno di Giovanni Paolo II»

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Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla, per desiderio di papa Francesco, sarà proclamato patrono delle Giornate mondiali della Gioventù è stato l’iniziatore (Gmg). Inoltre, è il primo giorno del mese di maggio, il mese di Maria; ed è anche la memoria di san Giuseppe lavoratore e umilmente aggiungo per una cultura della sicurezza ambiente lavoro.  E della stupenda lettera enciclica: LABOREM EXERCENS del Beato Ioannes Paulus PP II Karol Wojtyla.  E un pensiero a quella assurda, orrenda tragedia che ha quella dolce piazza  innocente. Piazza della Loggia, dove era in corso una manifestazione unitaria di lavoratori e lavoratrici.  Questa mia riflessione, va anche in onore di Fulvio Manzoni, referente della comunicazione bresciana BresciaSette T.T., che ha saputo dare voce a chi non l’aveva. Il quale testimone di Giovanni Paolo II, nel percorso di vita da Fulvio fatto. San. Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla Anima del Regno. Quando si dice la Chiesa, si dicono tante cose e tante diverse realtà con una sola parola: la comunità dei fedeli, le congregazioni religiose, i sacerdoti che amministrano i sacramenti, i vescovi successori degli apostoli, la Curia dei ministeri vaticani, il Papa che guida, decide, rappresenta in terra il legame tra le anime credenti e il Cristo che venne per indicare la via della salvezza e della nuova alleanza. Io e il mondo dei fedeli, le famiglie, i giovani, i vecchi, i bambini, i fratelli maggiori abbiano pianto. Il Papa è tornato alla casa del Padre. Noi come un’onda attraversa il ricordo del nostro concittadino di primo apostolo in Medio oriente e un grande Maestro Paolo VI «forgiatore» di Karol Wojtyla che nel 1978, ha assunto il nome di Giovanni Paolo II, nella linea della Santa Continuità: quello del Papa Luciani morto dopo poche settimane di regno e si ricollocava ai due Pontefici che l’avevano preceduto nel segno del Concilio Vaticano II, cioè della nuova Chiesa, ecunemica, tollerante, pastorale, aperta alle voci della modernità e della collegialità. Insomma riformista, se vogliamo usare una definizione calzante anche se non propriamente canonica. Il mio forgiatore e maestro don Giuseppe Verzelletti, parroco di Roccafranca, sono sicuro che mi concederà questo passaggio. Invece cominciava una rivoluzione durata ventisette anni. Una rivoluzione densa di contraddizioni, tenute insieme come un tiro di cavalli impetuosi e spesso discordi, da una mano che riesce a unificarne il vigore ma non la natura e la finalità. Solo la grande multiforme personalità di Giovanni Paolo II è riuscita nell’impresa di rappresentare al tempo stesso la Chiesa della tradizione e quella dell’innovazione, il Dio degli eserciti e il Dio della misericordia, l’apertura conciliare e il centralismo curiale, la lotta contro il comunismo e la critica incessante al capitalismo, la mano tesa verso gli ebrei «fratelli maggiori» e la sintonia con l’Islam forgiatura e solco di Paolo VI; infine l’attenzione rivolta ai non credenti e la reiterata condanna contro la civiltà dei Lumi e contro l’autonomia della ragione. Il suo successore, si è trovato alle prese con un’eredità schiacciante che con fatica sta portando avanti. La Chiesa di Paolo VI, di Giovanni Paolo II è grande perché è riuscita a non concludersi con loro, continua nelle mani di Benedetto XVI. Questo è uno dei più grandi miracoli cioè «inspiegabili». Sul piano degli accostamenti storici con i suoi predecessori prossimi o remoti si potrebbe osservare che la fase pacifista pone Giovanni Paolo II molto più vicino a Paolo VI e soprattutto a Benedetto XVI. Negli ultimi anni del suo pontificato quesiti della pace, del negoziato, del multi materialismo, della sua superiorità della diplomazia sulle soluzioni militari, sono stati tratti salienti dell’incessante predicazione di Giovanni Paolo II. A essi si sono affiancati i temi sempre presenti della tutela della famiglia. Il vigore con il quale ha tenuto questa posizione ricorda, se vogliamo ancora giovarci di assonanze con alcuni suoi remoti predecessori, i grandi papi politici che affrontarono la lotta contro l’impero e in genere contro il potere temporale dei regnanti quando si poneva in contrasto con la supremazia spirituale della Chiesa. Ricorda Gregorio VII e Innocenzo III e soprattutto Papa Pio XII, rivissuti in chiave moderna e nella dimensione di massa che caratterizza l’epoca nostra. Quel Transito che per ognuno di noi è il momento della propria morte. «Totus Tuus ego sum Nel Nome della Santissima Trinità. Amen», donato alla Chiesa il 7 Aprile 2005. Inizia così il testo del testamento del papa Giovanni Paolo II in data 6 marzo 1979 con le aggiunte successive. «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (cf. Mt 24, 42) – queste parole mi ricordano l’ultima chiamata, che avverrà nel momento in cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita terrena mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus. Nelle stesse mani materne lascio tutto e tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione. In queste Mani lascio soprattutto la Chiesa, e anche la mia Nazione e tutta l’umanità. Ringrazio tutti. A tutti chiedo perdono. Chiedo anche la preghiera, affinché la Misericordia di Dio si mostri più grande della mia debolezza e indegnità. Durante gli esercizi spirituali ho riletto il testamento del Santo Padre Paolo VI. Questa lettura mi ha spinto a scrivere il presente testamento. Del congedo da questo mondo – per nascere all’altro, al mondo futuro, segno eloquente (aggiunto sopra: decisivo) è per noi la Risurrezione di Cristo. Ho paragonata con il testamento del mio grande Predecessore e Padre Paolo VI, con quella sublime testimonianza sulla morte di un cristiano e di un papa. Nel documento, oltre al ricordo di vescovi, credenti di altre religioni e confessioni e del mondo della cultura, della scienza e della politica, c’è anche un ricordo per i giornalisti. «E quanti rappresentanti del mondo della cultura – scrive – della scienza, della politica, dei mezzi di comunicazione sociale»: sono anch’essi «abbracciati con grata memoria». Del messaggio che ci ha lasciato Benedetto XVI ha riassunto il senso ricordando le parole che pronunciò all’inizio del suo pontificato, il 22 ottobre 1978. «Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo». Giovani e giovanissimi che non vogliamo dimenticare il «Nostro» San. Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla ma che siamo pronti al richiamo del suo successore. Come quell’Uomo vigoroso «funky», severo eppure sempre dolcissimo è stato il suo punto fermo, immobile dei loro anni più verdi. Il solo pilastro nel confuso vortice con cui il mondo ha mutato le sue figure come nel fondo di caleidoscopio. C’era il comunismo e ora non c’è più. Per molti San. Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla è stato il faro, la sola luce, il solo verbo. «Ho una grande tenerezza e gratitudine per il Papa. È stato per me esempio di forza e di tenerezza». Mi vengono in mente le parole di Paolo della Lettera ai romani: «Nessuno vive per se stesso. Nessuno muore per se stesso. San. Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla è vissuto per noi. Quante volte ce l’ha ripetuto. Lo ricordo a Tor Vergata quando disse: “Voi non siete soltano il futuro, siete il presente, siete la civiltà dell’amore”». Un augurio di buona Pasqua e da lassù Uomini e Donne della mia amata Brescia salutatemi il San. Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla.

Celso Vassalini

 

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