Lettere al direttore

“Taglio” delle Provincie e piccoli Comuni: qualcosa non torna

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Dai particolari della tanto sbandierata riforma che dovrebbe tagliare i costi della politica e migliorarne la qualità qualcosa non va.
Le province che sarebbero dovute sparire rimarranno come enti di secondo livello, quindi manterranno il loro apparato burocratico e gran parte delle loro funzioni ma, invece di essere governate da persone elette saranno a quanto pare governate dai sindaci dei
Comuni della provincia. Non si capisce come politici spesso accusati di non saper amministrare il loro comune saranno in grado di governare meglio la provincia, non si capisce come politici che spesso devono barcamenarsi tra Comune, Ato vari, Comunità montane e magari enti parco poi possano trovare il tempo da dedicare ad una amministrazione provinciale. Non si capisce soprattutto come potranno essere rappresentati (e con quali criteri) all’interno del Consiglio  provinciale il Comune capoluogo con centinaia di migliaia di
abitanti e il comune con 300 abitanti e in base a quale rappresentanza politica, visto che ci sono province dove il capoluogo vota per uno schieramento (spesso determinando il risultato finale) e la provincia per un altro.
Il ritorno poi all’elezione di 12 consiglieri nei piccoli Comuni è qualcosa che probabilmente nessuno chiedeva, visto che è già diventato difficile chiudere le liste con 8 per mancanza di candidati. E’ sconcertante che per Comuni e Province si utilizzi due metodi
diametralmente opposti: da una parte (Province) si toglie il Consiglio eletto ma rimangono le competenze; dall’altra (piccoli Comuni) si aumentano i Consiglieri, ma si costringe (giustamente) i Comuni ad accorpare le competenze, svuotando di fatto il Consiglio comunale – che già conta praticamente nulla, visto che è un semplice organo di ratifica delle decisioni di sindaco e giunta nel quale il potere delle minoranze è praticamente zero – di qualsiasi potere di gestione reale del territorio e dei servizi. Tralasciando il fatto che la
riduzione dei consiglieri aveva prodotto una salutare riduzione della composizione clientelare e familistica delle liste, viene da chiedersi se davvero il recupero di fiducia nella politica passi per far gestire dai soliti politici che occupano più poltrone anche le province e dall’aumento numerico dei consiglieri che non si è mai tradotto in un aumento della qualità della politica.
Sembra un contentino a chi non potrà più fare il Consigliere provinciale (uno dei “rifugi” più noti di diversi “trombati”), invece è un pasticcio mascherato da grande riforma, un ballon d’essai su un presunto taglio dei costi della politica che invece di tagliare alla fine probabilmente aggiungerà altri 24.000 consiglieri comunali dei quali nessuno francamente sentiva la necessità.
Celso Vassalini.

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