Lettere al direttore

A2A, “auspicabile cambiamento della governance”

Egregio Direttore,
con l’operazione della “nuova A2A”, proposta dalla Giunta Del Bono, si entra nel vivo d’un auspicabile cambiamento della governance duale. Ma non solo.
Il Centro Destra, diviso sul da farsi, è ancora sotto shock per la sconfitta.
Opporsi a prescindere dal merito dei problemi? Come peraltro il Centro Destra fece in Loggia nel 2007, sulla fusione tra ASM e AEM, mentre a Milano e a Roma era invece favorevole. O lamentarsi d’un scarso confronto, quando Corsini già nel 2003 propose nel suo Programma “nuove alleanze di ASM” per le sfide del mercato. O dimenticarsi pure di Formigoni che – in base ad uno studio dell’Irer Lombardia – aveva sollecitato nel 2003 l’aggregazione di 20 Utilities presenti in Regione.
Questo per dire che va colta anche da Paroli, qui ed ora, la sfida d’un confronto vero sul farsi delle cose. E non lasciarle passare per poter poi lamentarsi d’un mancato coinvolgimento, ma a quel punto colpevole d’una sbadataggine nel presente.
La scelta, condivisibile, di ridurre una limitata quota azionaria pubblica in A2A e di voler superare il sistema duale non va vista in chiave minimalista, al fine di poter solo reperire risorse finanziarie, pur necessarie, e di ridurre il numero degli amministratori. In realtà essa sollecita una riflessione strategica sul futuro di A2A. Questo il valore rilevante delle scelte di Del Bono e di Pisapia.
Se ci limitassimo a vedere il rapporto nostro con A2A nei termini esclusivi d’un investimento finanziario (tesi cara all’ex assessore Di Mezza) credo non coglieremmo il cuore del problema. A2A, per quanto importanti siano le risorse fornite al bilancio comunale, non è un generico “Fondo azionario” d’investimento. Tantomeno un Hedge Fund su cui azzardare avventure pur di tappare i buchi della Giunta precedente. Essa è un’azienda Multiutilities che, in quanto tale, è parte costitutiva del Welfare locale.
Decisivo è il merito delle scelte. Anche per quanto riguarda la revisione dei Patti sociali. Si pensi, per esempio, a ciò che disastrosamente è avvenuto all’inizio del 2008, quando Milano – con Moratti sindaco e Ravanelli direttore – ha imposto le peggiori scelte per Brescia e per A2A. Scelte proseguite poi con il “colpo di mano” della Giunta Paroli, contro l’ing. Capra e gli altri amministratori bresciani. Un “colpo” fatto con il consenso anche d’una Moratti, ma che poi ha ricattato Brescia tenendoci sotto scacco in A2A.
Ma proprio perché A2A è parte strategica del sistema di governo territoriale, il passaggio da Paroli-Moratti a Del Bono-Pisapia non può che caratterizzarsi con una indispensabile discontinuità di governance, sia di precedenti amministratori che di dirigenti.
Per A2A decisive sono le politiche industriali, la riorganizzazione dei servizi e, in particolare, nel settore Ambiente per Brescia, come stabilito nella Mozione approvata in Loggia nel maggio del 2012. E non quel puntiglio di alcuni esponenti contro la riduzione del 2,5% della quota azionaria che, in ogni caso, non fa venir meno il controllo pubblico. Vorrei ricordarlo alla Lega, che in Loggia ha preteso per anni la privatizzazione totale di ASM e che ha considerato A2A – anche in polemica con il presidente Tarantini – come un “bancomat”, a copertura di spericolate avventure di bilancio.
Sul superamento del sistema duale non mi pare ci possano essere dubbi. Già del 2010 tale tema era stato posto da esponenti del PD, in quanto il “modello bicefalo” s’è rivelato ingestibile. Neppure adeguato ad assicurare una qualificata presenza delle diverse realtà territoriali.
Quella stessa “rappresentatività territoriale” che in A2A può risultare valorizzata dalla significativa iniziativa assunta da Del Bono con la “Giunta dei sindaci” e forse con il superamento della Provincia in chiave di “area metropolitana”. Da valorizzare, inoltre, collaborando ancor più con Linea Group e con Cogeme, anche per la gestione del ciclo idrico.
Consapevoli di come la forza “bresciana” d’una Multiutility – ieri con ASM e oggi ancor più in A2A –  dipenda oltre che dal Comune capoluogo, anche dal ruolo “politico” d’un intero territorio rappresentato da un sistema integrato – federalista – dei Comuni bresciani.

Claudio Bragaglio, Pd Brescia

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