Femminicidio, Brescia per “One billion rising”

Anche la nostra città partecipa all'evento mondiale per dire "no" alla violenza di genere. Il "flash mob" danzato giovedì 14 alle 18 in piazza Garibaldi.

(red.) La prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 ed i 44 anni è l’omicidio da conoscenti. Nella “moderna e civile” Italia ogni 3 giorni una donna è uccisa da marito/ex marito, fidanzato/ex fidanzato.
Sono stati complessivamente 2.061 i femminicidi in Italia tra il 2000 e il 2011, arrivando a rappresentare nel 2011 il 30,9% degli omicidi totali: la percentuale più alta dell’ultimo decennio. Negli ultimi tre anni si riscontra una recrudescenza del fenomeno: mentre nel 2005 si osservava una consistente contrazione, con 138 donne uccise, le vittime sono state 173 nel 2009, 158 nel 2010 e 170 nel 2011, su un totale di 551 morti per omicidio. Si è tornati, in termini assoluti, quasi ai livelli dei primi anni 2000, quando il totale delle vittime di omicidio era in generale notevolmente più alto: 199 femminicidi sia nel 2000 che nel 2003 quando i morti ammazzati sono stati in totale rispettivamente 754 e 668.
Tra i femminicidi censiti in Italia nel decennio 2000-2011, ben il 70,8%, 1.459 in valori assoluti, é avvenuto all’interno dell’ambiente familiare o delle relazioni affettive. Il carnefice è il partner, un ex partner, o l’amante. E’ questo un fenomeno che si ripete nel tempo: la percentuale si conferma con contenute oscillazioni in tutti gli anni considerati.
L’abbandono per molti maschi è un “tarlo”, e dopo la rottura nei primi tre mesi il rischio per le donne è più alto. In questo lasso di tempo avviene quasi la metà (il 47,2%) degli omicidi dell’ex partner.
A livello territoriale il femminicidio familiare avviene principalmente nelle regioni del Nord Italia, dove si conta la metà dei casi: il 49,9% del totale tra il 2000 e il 2011, pari a 728 donne uccise; è inferiore il dato del Sud (30,7%) e quello del Centro (19,4%).
Osservando l’incidenza sulla popolazione femminile, è il Molise la regione “più a rischio”, con 8,1 femminicidi medi annui per milione di residenti (16 casi); seguono la Liguria (6,1), l’Emilia Romagna (4,9), l’Umbria (4,8 e 26 femminicidi), il Piemonte (4,5) e la Lombardia (4,3).
E’ alto anche il numero dei femminicidi domestici compiuti dai figli contro le madri (176 vittime, pari 12,1%), mentre più contenuto è il numero delle figlie uccise dai genitori (124 vittime pari all’8,5%).
Sono considerevoli anche i numeri del femminicidio riferito agli altri contesti “di prossimità” con 91 casi in cui l’assassino è un amico o un conoscente (il 4,4% del totale), 49 femminicidi nei rapporti di vicinato (2,4%) e 29 nei rapporti economici (1,4%). Più consistente il peso dei femminicidi compiuti dalla criminalità comune (236, pari all’11,5% del totale), cui si deve la gran parte della strage delle prostitute dell’ultimo decennio con 148 vittime, mentre è contenuto il peso della criminalità organizzata (40 femminicidi, pari all’1,9% del totale) e quello delle altre tipologie di “omicidi tra sconosciuti” (serial killer, sette sataniche), con 39 vittime.
Sono giovani donne e madri di famiglia, tra i 25 e i 54 anni oltre la metà delle vittime di femminicidio: su 2.061 femminicidi censiti in Italia tra il 2000 e il 2011, 1.027, pari al 49,8% del totale, rientra in questa fascia d’età.
I dati sono tratti da uno studio dell’Eures in collaborazione con l’Ansa e dintitolato “Il femminicidio in Italia nell’ultimo decennio. Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio” realizzato mettendo a confronto le notizie di stampa con i data base delle forze dell’ordine.
Le organizzazioni che difendono i diritti umani e i ministeri della salute stimano che nel 2013 il numero delle donne che ha subito violenza sarà pari ad 1 miliardo. 1 miliardo significa 1 donna su 3. A questo miliardo la campagna “One billion rising”, lanciata da Eve Ensler, autrice, attrice ed attivista statunitense, vuole contrapporre un miliardo di persone che ballano nelle piazze di tutto il mondo.
“One billion rising” è un miliardo di donne, uomini, ragazzi e ragazze che, senza appartenere ad alcuna organizzazione politica o partitica, si riuniranno, rifletteranno e balleranno in nome della consapevolezza e della solidarietà, uniti dal filo rosso che lega la volontà di fermare in ogni modo e con ogni mezzo non violento, il perpetrarsi della strage in atto nel nostro pianeta. Un atto celebrativo e non violento che vuole trasformare il 14 febbraio in una giornata di riscatto universale dalle ingiustizie che subiscono quotidianamente le donne di tutto il mondo.
Scrive Eve Ensler: “Quando 15 anni fa abbiamo fondato il V-day, lo abbiamo fatto spinte dall’oltraggiosa idea di poter mettere fine alla violenza sulle donne. Da allora abbiamo combattuto con ogni più piccolo pezzo del nostro essere perché questa violenza finisse, ma la battaglia non è ancora vinta. Il movimento V-day rifiuta il pensiero di non fare nulla mentre più di un miliardo di donne fa esperienza di violenza”.
In solidarietà con le donne di tutto il pianeta ed in considerazione della gravissima situazione in cui si trovano le donne in Italia, i comitati Vday Brescia e Vday Bassa Bresciana organizzano la partecipazione all’evento mondiale, giovedì 14 febbraio alle 18 a Brescia, con una  manifestazione con partenza da  P.zza Garibaldi.

 

 

 

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.