Brescia dice “no” alla violenza sulle donne

Domenica 25 novembre, Giornata Internazionale, una fiaccolata in piazza Loggia per dire basta al femminicidio. In Italia, dall'inizio dell'anno, uccise 100 donne.

(p.f.) Una fiaccolata in piazza Loggia per dire basta ai femminicidi. Sarà una manifestazione semplice, all’insegna della partecipazione e dell’unità, quella che la Commissione Pari Opportunità del Comune di Brescia ha organizzato per celebrare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Domenica 25 novembre, in piazza, sarà installata una struttura con un numero, 100, tante quante sono state le donne uccise per motivi passionali in Italia dall’inizio dell’anno. Dalle 17 alle 18 la cittadinanza è invitata a portare una candela, per ricordare una ad una le vittime  del femminicidio.
Sotto i portici della Loggia, anche l’elenco dei nomi delle donne uccise, tra cui quelli di Francesca e Chiara, mamma e figlia bresciane morte a marzo scorso a San Polo per mano dell’ex marito di Francesca.
“Sarà un’iniziativa semplice, a cui invitiamo tutti a partecipare”, ha commentato la presidente del consiglio comunale Simona Bordonali, “senza striscioni, bandiere o separazioni, contro quella che è una piaga sociale. La migliore testimonianza è proprio quella di affiggere i nomi di donne che hanno urlato la loro disperazione e che non sono più presenti”. Riduttivo anche parlare di omicidi passionali. “Non è possibile giustificare in nessun modo questa violenza di genere”. All’elenco delle 100 donne uccise da partner, se ne aggiunge un altro, se possibile ancora più terribile, quello di 11 donne  uccise dai figli.
“Sono casi un po’ più particolari, in genere madri colpite da figli tossicodipendenti, ma abbiamo voluto ricordare anche loro. Il rischio, però, è che si parli di violenza sulle donne solo in questi giorni”. Già nel 2008, la Commissione Pari Opportuntià aveva pubblicato il libricino “Non sei sola”, che raccoglie i numeri delle istituzioni e associazioni bresciane, a cui le donne possono rivolgersi per denunciare violenze. “In due anni, 600 donne  sono state curate al Pronto Soccorso del Civile, perché vittime di violenza domestica. Il problema è che nel 70% dei casi, le vittime di violenza da parte dei famigliari non denunciano. E’ fondamentale, dunque, fare rete, fra Comune, associazioni, istituzioni ospedaliere, giudiziarie, questura, e far sì che la donna sia più tutelata e portata a denunciare. E’ necessario”, ha concluso Bordonali, “riuscire a tutelare tutte le donne”.

 

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