Tav, sacrificati “solo” 80 ettari di Lugana

E non i paventati 230. Ma la Tav si farà. Il Governo ha stanziato un nuovo finanziamento che va a coprire i 2/3 dell'opera.

(red.) Una risultato, forse piccolo, ma comunque significativo è stato portato a casa nelle trattative sulla Tav Brescia-Verona.
Nel pomeriggio di martedì 21 ottobre, in Prefettura a Brescia, al tavolo con i rappresentanti degli 11 Comuni che si oppongono al passaggio della linea ad alta velocità ferroviaria nel Basso Garda, è stata data una buona notizia: saranno “solamente” 80 gli ettari di Lugana spazzati via dalla Tav e non i paventati 230.
Una notizia che, se non rappresneta un successo su ttutta la linea, tuttavia è forse il miglior risultato della trattativa intercorsa tra enti locali e Ferrovie dello Stato.
La cattiva, invece, per chi si oppone all’infrastruttura, è che l’opera ha ottenuto un nuovo finanziamento dal Governo, pari a un miliardo e 500 milioni di euro, una cifra che, unita ai 700 milioni già previsti nel decreto Sblocca Italia, copre i 2/3 della spesa. Vale a dire che indietro non si torna: la Tav si farà.
Al tavolo convocato martedì 21 ottobre in Prefettura e a cui hanno preso parte sindaci ed amministratori di Calcinato, Mazzano, Lonato, Desenzano, Pozzolengo, Peschiera, Castelnuovo, Sona, Sommacampagna, Bussolengo e Ponti sul Mincio, il direttore generale del Ministero delle infrastrutture ha comunicato che i cantieri sarnno aperti a breve e che sussistono sì i margini per una ridiscussione con i Municipi, ma solo  per quanto concerne le mitigazioni, le compensazioni e la cantierizzazione.
Per quanto riguarda poi il nodo della vecchia Via (Valutazione d’impatto ambientale), che risale a 11 anni fa, e che le amministrazioni hanno chiesto di rivedere su tutto il tracciato e non solo sugli 11 punti modificati rispetto al preliminare del 2003, la decisione è stata rimandata alla Conferenza dei servizi del 6 novembre. Una proposta che sarà al vaglio del Ministero dell’Ambiente.
Altra questionee riguarda le nuove cave estrattive richieste per i lavori. Un’eventualità che ha sollevato diverse prese di posizione e che ora potrebbe trovare una soluzione:  Rfi e Ministero si sono detti “disponibili” a verificare la possibilità di utilizzare la cave già esistenti sul territorio. I cantieri Tav dovrebbero restare aperti per sette anni: per mitigare il consumo di suolo Rfi e Cepav Due stanno esaminando l’eventualità di utilizzo di aree e fabbricati dismessi.

 

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