Secondo trimestre, nel Bresciano volano meccanica e metallurgia

(red.) In provincia di Brescia, nel 2° trimestre del 2021, l’attività produttiva dei settori metalmeccanici ha consolidato la tendenza positiva rilevata nel periodo precedente. In particolare, il comparto della meccanica ha registrato una crescita dell’attività del +31,0% rispetto allo stesso periodo del 2020 (tendenziale), dopo il +2,2% del primo trimestre 2021, quello della metallurgia del +39,3% (+14,5% nel periodo precedente). I valori sono, in parte, condizionati dai livelli eccezionalmente bassi del secondo trimestre 2020, penalizzato dal periodo di lockdown più severo. Anche la dinamica congiunturale segnala un ulteriore aumento della produzione: +6,5% per la meccanica e +7,9% per la metallurgia.

A evidenziarlo è l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia, che ha dedicato ampio spazio anche alla valutazione delle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria sulle imprese.

In particolare, riguardo al settore della meccanica, gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-giugno 2021, un aumento percentuale del fatturato (+30%) e delle ore lavorate (+24%) rispetto al primo semestre del 2020. Nel confronto con lo stesso periodo del 2019, il fatturato è cresciuto del 6% e le ore lavorate del 4%.

Nel settore della metallurgia, gli operatori hanno dichiarato, per il periodo gennaio-giugno 2021, una crescita del fatturato (+50%) e delle ore lavorate (+25%) rispetto al primo semestre del 2020. Nel confronto con lo stesso periodo del 2019, il fatturato è cresciuto del 15% e le ore lavorate del 5%.

“Questa trimestrale giunge in concomitanza con un importante traguardo tagliato da Federmeccanica, che festeggia i suoi primi 50 anni di vita e che, in particolare nelle ultime due presidenze Storchi e Dal Poz, ha conosciuto un importante cambio di approccio su alcuni temi centrali, come il rapporto con i collaboratori – le parole di Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica con delega alle Relazioni Interne e Vice Presidente di Confindustria Brescia con delega a Transizione Ecologica e Sicurezza –. I risultati positivi raggiunti nell’ultimo periodo e la ripresa dopo la pandemia, culminata con il rinnovo del CCNL nazionale, confermano che siamo sulla strada giusta. In particolare, per quanto riguarda proprio le relazioni interne, ovvero la mia delega, proseguiremo anche nei prossimi anni con un contatto sempre più stretto con le nostre aziende, con l’obiettivo di una condivisione sempre maggiore degli obiettivi da raggiungere.”

“Euforia e preoccupazione caratterizzano, nello stesso tempo, questo 2021. I principali indicatori economici stanno tenendo, nonostante gli effetti della scarsità di alcune materie prime, di semilavorati, il costo troppo elevato dell’energia a e la ripresa dei contagi – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. In generale, le esportazioni della manifattura bresciana hanno raggiunto livelli mai toccati prima, e questo ci fa ben sperare. Non dobbiamo tuttavia lasciare nulla al caso, e mettere le nostre forze, idee e capacità per sfruttare al meglio ciò che il PNRR ci può offrire.”

“Non è la crescita delle vendite, rispetto al 2020, l’elemento che anima le imprese del settore metallurgico e siderurgico, ma i rincari delle materie prime – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Minerale di ferro, alluminio e rame fanno da traino agli aumenti di costi che non sono più comprimibili da parte delle aziende produttrici. Il ribaltamento dei costi a valle è ormai una necessità di sopravvivenza, data la mole dei rincari in atto, che toccano anche altre materie prime secondarie alla produzione, come pallets, elettrodi, ferroleghe e trasporti. A tutto ciò si aggiungono i costi energetici come energia elettrica e metano che stanno esplodendo, trainati anche dall’aumento dei prezzi delle quote CO2. Inoltre, la crisi dei microchip sta gettando ulteriore incertezza sulle dinamiche del mercato a valle, che si trova a progettare un futuro con le incognite delle nuove regole sulla transizione energetica. La situazione è molto variabile, quello che è certo è che gli aumenti in atto non sono ancora finiti.”

Ottime notizie provengono dal commercio con l’estero: nei primi sei mesi del 2021 le esportazioni di prodotti metalmeccanici, pari a 7.197 milioni sono aumentate del 38,4% rispetto al primo semestre 2020. Il raffronto con la “normalità pre-Covid”, individuata nei primi sei mesi del 2019, vede ancora una crescita (+8,9%), caratterizzata tuttavia da una certa eterogeneità a livello settoriale: a fronte dei rialzi record per apparecchi elettrici (+23,4%), si riscontrano flessioni per computer, apparecchi elettronici e ottici (-2,7%) e per i mezzi di trasporto (-4,4%).

In tale contesto, forti preoccupazioni per le imprese della metalmeccanica sono legate agli ingenti rincari delle materie prime. A titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) si attesta intorno ai massimi storici (4.304 la quotazione media nella settimana n. 36), rilevando un incremento dell’89% dai minimi del 2020 e del 26% da inizio 2021.

La situazione rischia di compromettere seriamente la capacità di recupero dell’industria bresciana: da un’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia e presentata lo scorso 13 luglio all’interno del 35° appuntamento dell’Osservatorio Congiunturale Scenari & Tendenze, è emerso che solo una parte degli extracosti subiti dalle aziende per l’acquisto di materie prime e semilavorati viene trasferita sul prezzo di vendita. Ciò implica necessariamente una flessione della marginalità industriale, messa a rischio da rialzi esasperati. La stessa indagine ha messo in evidenza difficoltà da parte delle aziende nell’approvvigionamento degli input, in particolare per quanto riguarda la limitata disponibilità dei materiali da impiegare nei processi produttivi. Da ultimo, va rilevato che quanto vissuto dalle imprese in questi mesi favorirà verosimilmente nel prossimo futuro una revisione delle politiche di gestione delle scorte di materie prime e semilavorati: molti operatori sembrerebbero infatti propensi a un ripensamento delle logiche di “just in time” finora adottate, a favore di magazzini più consistenti, in modo da poter meglio fronteggiare eventuali situazioni emergenziali.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala lo sgonfiamento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi sette mesi del 2021 sono diminuite del 58,5% rispetto allo stesso periodo del 2020, passando da 37 a 15,4 milioni. In particolare, la componente ordinaria nei primi sette mesi del 2021 è calata del 70,9% (da 35,8 a 10,4 milioni di ore); quella straordinaria invece è cresciuta del 311% (da 1,2 a 5 milioni di ore). Nello specifico, la componente ordinaria è diminuita del 71,4% nella meccanica (da 28,5 milioni di ore nel periodo gennaio-luglio 2020 a 8,1 milioni) e del 69% nel metallurgico (da 7,3 a 2,3 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 5.700, contro le 13.800 dello stesso periodo del 2020.

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