Caso camici, i pm vogliono il rinvio a giudizio per Fontana

Il governatore è accusato di frode in pubbliche forniture. La difesa: "Si è trattato di una donazione". Il processo è stato aggiornato al 29 aprile, la sentenza attesa per il 13 maggio.

(red.) La procura di Milano ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del governatore della Lombardia Attilio Fontana e di altre quattro persone per la vicenda dell’affidamento da parte della Regione di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, la società di suo cognato Andrea Dini, finito tra gli imputati.
I pm Paolo Filippini e Carlo Scalas hanno insistito con la richiesta di processo durante l’udienza preliminare che si è aperta venerdì davanti al gup Chiara Valori. Il governatore è accusato di frode in pubbliche forniture.

“Precisando che stiamo parlando di persone per bene, i pm hanno dato una lettura molto accusatoria dei fatti. A loro avviso c’è stato un elemento fraudolento, ingannatorio, per il quale è necessario andare a giudizio. Noi ovviamente siamo di avviso contrario”.
Così l’avvocato Jacopo Pensa, difensore di Attilio Fontana assieme al collega Federico Papa, ha commentato la discussione dei pm di Milano Paolo Filippini e Carlo Scalas.
“Questa è una vicenda – ha proseguito il legale – in cui il fatto è pacifico, ma è la sua lettura che conta”.
Lettura che, ha aggiunto Papa, “è molto semplice. Per noi non c’è stato alcun danno alla pubblica amministrazione né alcuna frode. Si è trattato di una donazione. Infatti non c’è alcun pagamento e nemmeno una parte offesa”. Le difese parleranno il prossimo 29 aprile, mentre la decisione è attesa per il 13 maggio.

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