Asportazione neo, medico bresciano si dice innocente ma resta in carcere

Ieri l'interrogatorio anche per il fondatore del centro olistico di Genova. Ma c'è altra indagine partita da Brescia.

(red.) Ieri, venerdì 23 aprile, l’uno dal carcere di Canton Mombello a Brescia e l’altro da quello di Marassi a Genova, sono stati al centro dell’interrogatorio di garanzia da parte del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Genova per la morte della 40enne Roberta Repetto lo scorso ottobre. E dopo che, secondo l’accusa, nel 2018 le era stato asportato dalla schiena un neo e usando un tavolo in cucina al centro olistico Anidra di Borzonasca, a Genova, come seduta di intervento.

Nel corso dell’interrogatorio, il medico Paolo Oneda, operativo come chirurgo all’ospedale di Manerbio, si è difeso dicendosi innocente. Il professionista, accusato dalla procura di Genova di omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di incapace resterà in carcere vista la convalida dell’arresto e la mancata richiesta, al momento, di alternative da parte dei suoi legali. Ma intanto proprio l’ospedale bresciano nel quale il medico lavora potrebbe valutare la sua sospensione.

Non ha voluto, invece, rispondere alle domande Paolo Bendinelli, il fondatore del centro olistico anche lui accusato e che resta detenuto a Genova. Entrambi, con la psicologa bresciana P. D., fidanzata di Oneda, sono accusati anche di concorso in violenza sessuale e circonvenzione di incapace. Questi capi di accusa riguardano un’altra indagine partita da Brescia, in particolare dai carabinieri di Nuvolera, dopo la segnalazione dei genitori di una ragazza bresciana per il fatto che sarebbe stata plagiata da Bendinelli e costretta a consumare rapporti sessuali.

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