Finti sequestri di Sandrini e Zanotti, accusati in silenzio dal gip

Sono tutti accusati dei rapimenti "organizzati" dei due imprenditori bresciani e del tentativo con un terzo.

(red.) I tre arrestati e finiti in carcere nell’ambito dell’operazione seguita all’indagine sui rapimenti “organizzati” dei due imprenditori bresciani Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al giudice delle indagini preliminari ieri, mercoledì 31 marzo, negli interrogatori di garanzia. L’inchiesta è stata aperta dalla procura di Roma con le accuse a vario titolo di sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione.

A stare in silenzio davanti al giudice sono stati il 54enne  Alberto Zanini e i due albanesi residenti in provincia di Brescia, ora tutti detenuti a Canton Mombello. Proprio Zanini, uno dei tre accusati e che era già in carcere per condanne precedenti, nel 2016 prima della partenza verso la Turchia, avrebbe contattato Sandrini per organizzare il rapimento.

Un modo per incassare il riscatto dal Ministero degli Esteri per un milione di euro e da dividersi tra la banda operativa in Italia e quella tra la Siria e la Turchia. Lui, con gli altri due, è anche accusato del tentato rapimento di un altro, l’imprenditore di Rezzato, che alla fine aveva rinunciato a partire.

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