Mancata zona rossa Alzano-Nembro, sarà sentito anche il premier Conte

I magistrati di Bergamo sono nella Capitale per sentire anche i ministri Speranza (Salute) e Lamorgese (Interno).

(red.) Tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno erano stati sentiti il governatore lombardo Attilio Fontana, l’assessore al Welfare del Pirellone Giulio Gallera e il presidente di Confindustria Lombardia, il bresciano Marco Bonometti. Tutti sentiti come persone informate sui fatti, al centro resta l’inchiesta aperta dalla procura di Bergamo su diversi filoni, di cui la mancata zona rossa tra Alzano Lombardo e Nembro, nella provincia orobica, i primi due paesi ad essere più colpiti a livello nazionale dalla pandemia nelle stesse ore del caso di Codogno. Nella giornata di ieri, mercoledì 10 giugno, numerosi familiari delle vittime decedute e di cui le cause potrebbero essere riconducibili – in diversi casi è confermato – al Covid, hanno presentato denunce in procura. 50 in tutto in un solo giorno da parte di molti che hanno aderito al comitato “Noi denunceremo”.

Nel frattempo tra ieri e domani, venerdì 12 giugno, la procuratrice Maria Cristina Rota con altri pm che indagano sui diversi filoni dell’inchiesta hanno raggiunto Roma. Infatti, nella Capitale sentiranno tra gli altri anche il premier Giuseppe Conte e i ministri alla Salute Roberto Speranza e all’Interno Luciana Lamorgese sul fatto di non aver istituito la zona rossa nella bergamasca. Questo, dopo che nei giorni precedenti proprio la procuratrice di Bergamo aveva sostenuto che, a quanto risultava, la decisione di “chiudere” Alzano Lombardo e Nembro sarebbe dovuta essere competenza del Governo. Intanto, tra le persone informate sui fatti sono stati sentiti il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e verrà chiamato anche il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi. In seguito, come detto, i due ministri e infine, domani, venerdì, il premier Conte.

Il presidente del Consiglio, davanti a telecamere e taccuini fuori da palazzo Chigi ha detto di non essere preoccupato, ma di essere sereno per aver agito in scienza e coscienza. Per quanto riguarda l’inchiesta della procura di Bergamo, gli altri due filoni riguardano anche la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo che, esattamente come Codogno (che aveva chiuso), aveva registrato i primi casi di contagio, ma anche le numerose vittime nelle case di riposo. Era lo scorso 8 marzo quando venne firmato un provvedimento con cui vennero chiuse la Lombardia e altre quattordici province. Un atto, però, che sarebbe stato tardivo rispetto alle esigenze dell’emergenza che stava per irrompere. Ieri, tra le decine di denunce presentate dai familiari delle vittime alla procura di Bergamo c’erano anche quelle di alcuni bresciani che hanno perso dei cari in circostanze da capire e hanno deciso di aderire al comitato orobico.

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