Coronavirus nelle Rsa bresciane, più di venti inchieste

Esposti dal Codacons e dai parenti degli ospiti deceduti. Magistrati cercano di capire cosa non abbia funzionato.

(red.) In procura a Brescia si era partiti con quattro inchieste, poi diventate nove, per capire cosa sia successo nelle case di riposo cittadine e della provincia sul fronte dell’emergenza da coronavirus che ha provocato centinaia di deceduti. Ma ora, come dà notizia il Giornale di Brescia, sono diventati più di venti i fascicoli aperti dal gruppo di magistrati che sta indagando sul comportamento adottato nelle Rsa e anche se al momento non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati.

Inchieste che sono state aperte dopo una serie di esposti dal Codacons, ma anche da diversi parenti di ospiti deceduti. Per capire cosa sia successo si partirà dai numeri forniti da Ats di Brescia e Ats della Montagna alle quali sono collegate cento case di riposo. E si cercherà di replicare quanto già fatto nella vicina provincia di Bergamo dove dal primo gennaio fino alla fine di aprile sono risultati deceduti 1.998 ospiti rispetto agli oltre 6 mila totali e oltre 1.300 in più rispetto allo stesso periodo del 2019.

Nel bresciano sono presenti più case di riposo e i magistrati stanno anche cercando di capire quali ospiti siano effettivamente morti a causa del coronavirus e quindi siano stati sottoposti ai tamponi. Nel frattempo hanno raggiunto anche le strutture cittadine i tre gruppi, per un totale di 75 militari russi, chiamati a sanificare le residenze sanitarie con il 7° Reggimento Nbcr dell’Esercito italiano e gli alpini di Brescia, Salò e della Valcamonica.

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