Truffa sui fallimenti, quattro bresciani tra gli indagati a Milano

Imprenditori e una funzionaria coinvolti nell'inchiesta condotta dalla procura meneghina. Uno portato in carcere.

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(red.) Ci sono anche quattro bresciani tra i nove indagati da parte della procura di Milano nell’ambito di un’inchiesta sulla truffa legata ai fallimenti e ai danni dello Stato. Nel mezzo c’è anche una società lussemburghese che avrebbe incassato illecitamente le somme, pari a circa 1,7 milioni di euro. Coordinati dalla procura milanese, si sono mossi gli agenti del Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza meneghina che hanno notificato le misure ad amministratori di società italiane e straniere e funzionari pubblici.

Alla base, secondo l’accusa, c’era un 70enne di Milano, cancelliere della sezione Fallimentare al tribunale di Milano e in pensione, che avrebbe informato in anticipo alcuni imprenditori, anche bresciani, della mancata escussione dei crediti raccolti dai fallimenti dai creditori al passivo e deceduti. Gli amministratori delle società avrebbero quindi realizzato documenti per simulare cessioni di credito e datandole a periodi precedenti e autenticati dal pubblico ufficiale, una bresciana. Gli indagati avrebbero adottato queste misure in quattro casi, da luglio 2012, ormai prescritto, fino al marzo 2018.

Ora sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, simulazione di credito, falsità materiale in atto pubblico e falso ideologico. Tra quelli finiti in carcere c’è un 75enne di Capriano del Colle e ai domiciliari un 67enne di Castenedolo (questi due sono amministratori delle società) e una 58enne di Castel Mella che lavora al Comune di Ome. Infine, un quarto bresciano si è visto notificare l’obbligo di dimora in città.

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