Frode fiscale, c’è anche un arcivescovo tra gli 86 indagati foto

Conti correnti aperti all'estero con fatture false su operazioni mai fatte e rimpatrio di denaro da ripulire in Italia.

(red.) Ci sono anche un arcivescovo e un ex consigliere comunale di palazzo Loggia in quota Lega e passato a Fratelli d’Italia tra i nomi della maxi inchiesta “Evasione continua” che ha portato la Guardia di Finanza di Brescia e la Scico di Roma ad arrestare 22 soggetti. L’accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio. E nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice di Brescia ci sono anche quelli che vengono definiti “colletti bianchi”. L’operazione, che ha portato a iscrivere anche 86 persone nel registro degli indagati, è scattata scoprendo mezzo miliardo di euro di fatture false su operazioni inesistenti e che hanno condotto a un’evasione fiscale da 80 milioni di euro.

Tanto che ieri, martedì 18 febbraio, in occasione della presentazione dell’operazione da parte anche del nuovo procuratore capo Francesco Prete, si è parlato di un vero e proprio “laboratorio” in uno studio di commercialista a Brescia. L’inchiesta delle Fiamme Gialle era partita proprio dal professionista Mauro Rigamonti, già coinvolto nell’inchiesta Leonessa e ora detenuto in carcere, che aveva fornito nomi e ruoli. L’indagine condotta dal sostituto procuratore Claudia Passalacqua con l’aggiunto Carlo Nocerino ha messo nel mezzo imprenditori, faccendieri, commercialisti e avvocati. Tra quelli finiti in carcere ci sono la commercialista bresciana Stefania Franzoni e il collega Roberto Guerini, oltre agli avvocati Roberto Golda Perini di Milano, Francesco Alimonda di Bari e Alessandro Bitonti di Modena.

Altri finiti dietro le sbarre sono Sandro Monteleone che abita a Brescia, Elena Cancarini, Andrea Giovita, Massimo Battezzi, Attone Rizzi, Giuseppe Gorini, Pierantonio Prior, Pietro Rossini, Patrizia Bilacchi, Daniele Degni, Salvatore Cappiello e la commercialista ungherese Krisztina Kadar. Ai domiciliari si trovano Ettore Trepiccione, l’ex consigliere comunale bresciano Alessandro Bizzaro, Giuseppe Bertone e Salvatore Battaglia che fanno tutti parte degli indagati e di cui la metà bresciani. Secondo la ricostruzione della procura, a capo di questo sistema c’era la commercialista Stefania Franzoni con Sandro Monteleone e Massimo Battezzi.

E ad inchiesta avviata i vari coinvolti erano stati beccati mentre cercavano di riportare in Italia, dai conti correnti aperti appositamente all’estero, ingenti somme di denaro. Si va dai 54 mila euro dei primi di gennaio 2019 fino a quasi 700 mila euro di pochi giorni dopo, altri 230mila e il sequestro di 443 mila euro in una cassetta di sicurezza in Croazia. Come è emerso dall’inchiesta, c’era chi avrebbe voluto ripulire il denaro rimpatriato piazzandolo in conti correnti allo Ior, la banca vaticana.

Per questo motivo tra gli indagati c’è anche monsignor Francesco Cuccarese, 90enne di Matera e arcivescovo di Pescara, accusato di tentato riciclaggio per essersi intestato un conto corrente allo Ior e sul quale dare la delega di firma alla commercialista bresciana Stefania Franzoni. Oltre agli arresti e indagati, il giudice ha emesso due misure di interdizione dall’attività di imprenditore e amministratore di una società contro la slava Jelena Pajovic e il bresciano Cristian Grandi.

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