Omicidio Diva Borin, un indagato: ha agito con premeditazione

Il tuttofare Salvatore Spina l'avrebbe ucciso per timore che la donna cambiasse il beneficiario della sua eredità.

(red.) Nelle ore precedenti a sabato 8 febbraio il sostituto procuratore di Brescia Antonio Bassolino ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini nell’ambito del delitto di Diva Borin dello scorso marzo 2019. L’anziana donna venne trovata senza vita sul divano nel suo appartamento di Urago Mella. E per l’accusa non ci sono dubbi che l’unico indagato dell’omicidio sia Salvatore Spina, il 39enne tuttofare che, nei ritagli di tempo rispetto alla sua attività da dipendente di un supermercato, sbrigava diverse faccende a favore dell’anziana.

Stando al pm, Spina avrebbe pianificato il delitto nel momento in cui l’assistita aveva deciso di affidarsi a una badante. E la stessa vittima in precedenza aveva già scritto un testamento con cui destinare parte dell’eredità – 60 mila euro e metà dell’appartamento di Urago Mella – proprio al 39enne. Il timore che l’anziana potesse cambiare beneficiario e scegliere la badante avrebbe indotto l’uomo ad agire. Così l’avrebbe strangolata con un foulard stringendo fino a romperle l’osso del collo e in seguito avrebbe spostato il cadavere sul divano e con addosso ancora il velo.

L’accusa ritiene che l’uomo sia stato l’ultimo a vedere la donna in vita e anche il primo, con una vicina di casa, a trovarla senza vita. Ora per lui si sono chiuse le indagini ed è accusato di omicidio aggravato da motivi abbietti, di aver approfittato della difesa fragile della donna e di premeditazione. Ma anche di frode processuale proprio per aver spostato il corpo dopo il delitto e di aver fatto sparire il cellulare della donna.

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