Brescia, investe a morte il cognato: Hadzovic resta in carcere

"Non volevo ucciderlo, ma spaventarlo". Così ieri il 28enne nell'interrogatorio. Negati per lui i domiciliari.

(red.) Con la sua risposta “l’ho inseguito per chiarirci e non volevo ucciderlo” non è riuscito a convincere il giudice delle indagini preliminari Lorenzo Benini che lo stava interrogando nel carcere di Canton Mombello a Brescia. Renat Hadzovic, il 28enne rom accusato di omicidio volontario per aver investito e ucciso in via della Maggia il cognato sinti Omar Ghirardini lo scorso giovedì sera 2 gennaio, resta dietro le sbarre. Così ha deciso per lui il giudice che ha convalidato l’arresto e non concesso i domiciliari, chiesti dai legali del giovane.

Hadzovic è stato interrogato ieri mattina, lunedì 6 gennaio, fornendo la sua versione dei fatti e sottolineando quanto era accaduto prima. Cioè la lite per futili motivi che aveva portato Ghirardini, il 35enne cattolico residente con la moglie musulmana e sei figli in una casa di Sanpolino, a raggiungere il campo nomadi di via Borgosatollo dopo aver notato che la donna non era nell’abitazione, ma invitata a una festa. In quel momento il 35enne aveva poi usato un coltello per sfregiare tre cognati prima di fuggire a piedi. Ma al suo inseguimento si era mosso il 28enne che a bordo di un’auto lo aveva investito mortalmente prima di fuggire e di farsi bloccare nel campo nomadi.

Gli avvocati dell’accusato, che intanto si sono visti respingere la richiesta dei domiciliari per il proprio assistito, hanno annunciato la possibilità di chiedere una perizia per capire la velocità del veicolo e anche il punto dell’incidente. In ogni caso, al momento il 28enne resta in carcere per il rischio di reiterare il reato – non sono dello stesso avviso i legali – mentre sarebbe emerso come la lite non riguardi le etnie, ma motivi personali. La tensione resta alta e oggi, martedì 7 gennaio, si attendono novità anche dal vertice del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto Attilio Visconti.

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