Legami tra ‘ndrangheta e Brescia dopo gli ultimi arresti

Nelle carte dell'inchiesta dopo i 45 fermi dei giorni scorsi emergono due profili bresciani a disposizione della cosca.

(red.) E’ preoccupante il modo con cui la ‘ndrangheta calabrese si sia inserita nel tessuto sociale bresciano. E’ quanto emerge dall’inchiesta che aveva portato all’operazione “Hope”, con 45 arresti – 36 in carcere e 9 ai domiciliari – da parte del tribunale di Reggio Calabria. Tra le carte dell’inchiesta durata tre anni e condotta dalla Direzione distrettuale antimafia c’è spazio anche per due bresciani che sarebbero collegati alle attività di traffico di droga, armi ed estorsioni riferiti alla cosca Bellocco.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, di cui il Giornale di Brescia riporta alcuni stralci, si parla di professionisti che si mettono a disposizione della cosca, cercando imprese e imprenditori, oltre a prestanome, per guidare società legate al clan. I due bresciani di cui si parla nell’inchiesta sono un 25enne residente a Erbusco e un 46enne di Chiari, entrambi indagati a piede libero. Il più giovane sarebbe diventato amministratore di una società immobiliare gestita dal più grande e in ottica di Antonio Loprete del clan dei Bellocco.

Nella stessa ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento a un ingegnere e a un consulente finanziario bresciani che sanno di avere a che fare con la ‘ndrangheta e che si pongono in atto con il recupero dei crediti usando modalità mafiose. Uno di loro ospita persino i componenti della cosca nella sua abitazione e l’altro sarebbe stato contattato per trovare denaro a favore della cosca.

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