Stroncata da meningite al Civile, procura indaga sette medici

Omicidio colposo l'ipotesi di reato formulata dalla magistratura. E la madre chiede di sapere tutta la verità.

(red.) La procura di Brescia, come atto dovuto, ha deciso di aprire un’inchiesta per omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati sette medici dell’ospedale Civile che hanno assistito Veronica Cadei. Si tratta della studentessa universitaria di 19 anni, residente a Villongo, in provincia di Bergamo, deceduta martedì mattina 3 dicembre a causa di una meningite fulminante. E ora, attraverso l’indagine, si approfondirà ogni fase con cui la giovane era stata presa in carico lunedì 2 dal pronto soccorso e fino al ricovero e al decesso. Veronica aveva accusato i primi malesseri mentre frequentava una lezione del corso di Matematica alla Cattolica di Brescia e al termine si era fatta accompagnare da un altro studente al massimo ospedale cittadino per verificare cosa avesse.

Era di pomeriggio e in serata il suo quadro clinico era ancora positivo. Ma nella notte tra lunedì e martedì le sue condizioni erano drasticamente peggiorate fino alla morte. Ora i sette medici che l’hanno assistita, quattro uomini e tre donne, saranno sentiti nella loro attività che hanno condotto. Oltre a quella della procura, anche l’ospedale Civile ha aperto una sorta di indagine interna e infatti oggi, giovedì, mentre sarà effettuata l’autopsia sul corpo della ragazza, i medici coinvolti incontreranno i direttori Gianmarco Trivelli e Camillo Rossi per un’analisi di quanto accaduto. Dalla stessa direzione dicono di essere convinti che sia stato fatto tutto il possibile per assistere la 19enne.

Ma dall’altra parte la mamma Deborah, comprensibilmente disperata per l’accaduto, chiede di capire se veramente l’ospedale abbia mosso ogni passo per evitare la tragica fine della ragazza. Iscritta al primo anno di Matematica alla Cattolica, Veronica Cadei aiutava anche altri studenti nelle ripetizioni e lavorava in un bar. Non a caso, oltre ai compagni di corso e ai docenti, insieme agli amici e ai familiari, anche nel locale è stata disposta la profilassi.

La sensazione della madre della ragazza è che i medici non abbiano assistito con tutte le accortezze del caso la giovane e invece sottovalutato i disturbi. Si sarebbe sentita dire dalla figlia che nessun medico l’avrebbe controllata mentre restava in attesa al pronto soccorso. Fino a quando lunedì sera era emersa l’idea che si trattasse di una gastroenterite. Poi la scoperta della meningite che le ha tolto la vita.

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