Appalti Concesio, Gardoni si difende: “Nessun sistema“

Interrogatorio ieri per responsabile dell'ufficio Tecnico arrestato la scorsa settimana. Ma si è voluto difendere su ogni fronte. Domiciliari convalidati.

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(red.) Quella di ieri, lunedì 15 aprile, è stata la giornata dedicata a Riccardo Gardoni, il responsabile bresciano dell’ufficio Tecnico di Concesio finito agli arresti domiciliari nei giorni precedenti per un’inchiesta sui presunti appalti pilotati. In particolare, perché sui lavori sotto i 40 mila euro, quindi che non necessitano di una gara ma possono essere affidati direttamente, non sarebbe stata garantita la rotazione tra imprese. Ieri, assistito dal proprio avvocato, ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari nell’interrogatorio di convalida e al termine del quale gli sono stati confermati i domiciliari.

Si è difeso dicendo di non aver lanciato alcun sistema di corruzione e anche negato di aver ricevuto denaro in cambio di quegli appalti. Al massimo – dice – erano piccoli regali arrivati in modo saltuario e che lui non avrebbe mai chiesto, anzi spesso respinto. Ha anche contestato il fatto che quasi un milione di euro tra denaro e gioielli in conti correnti e cassette di sicurezza siano frutto proprio delle azioni criminali. Al contrario, ha parlato di disponibilità su conti personali e di famiglia aperti da anni nella stessa banca. L’inchiesta era partita dopo la denuncia di un imprenditore che poi ha rivelato di non poter rifiutare quel sistema per continuare a lavorare. Ma Gardoni ha sottolineato che l’interessato veniva chiamato spesso e per i prezzi bassi che praticava sui lavori.

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