Cevo, Croce Job, giudice chiede nuove indagini

Su otto richieste di archiviazione, ne sono state respinte cinque. Si tratta di chi è responsabile della manutenzione dell'opera che ha ucciso un 21enne.

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(red.) Il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Brescia Alessandra Sabatucci ha chiesto al pubblico ministero Caty Bressanelli altri due mesi di indagini nell’ambito della vicenda sul crollo della Croce di Job a Cevo, nel bresciano. L’occasione è arrivata dall’udienza di giovedì 13 ottobre in cui lo stesso giudice si è dovuta pronunciare sulla richiesta di archiviazione di otto indagati. Il caso, in realtà, riguarda tredici persone, di cui cinque sono già a processo per omicidio colposo. Era il 24 aprile del 2014 quando la Croce in legno sulla vetta dell’Androla si spezzò travolgendo, uccidendolo, Marco Gusmini di 21 anni, in gita parrocchiale.
Nell’ultima udienza in tribunale il giudice ha respinto la richiesta dei genitori del giovane di opporsi all’archiviazione, ma accolto solo in parte l’istanza della pm di “liberare” tutti gli indagati. Tre di loro sono riusciti a chiudere la vicenda e si tratta di chi ha montato il manufatto nel 1998, in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II. Sono Pierangelo Delaidelli, Giovanni Pallaver e Giorgio Gottardi. Al contrario, per gli altri cinque il giudice ha chiesto un supplemento di indagini. Si tratta di Filippo Stefani, Elsa Belotti, Bortolino Balotti, don Santo Chiapparini e monsignor Ivo Panteghini. Sono i membri del direttivo dell’associazione “Croce del Papa” che si occupa della manutenzione. Secondo il giudice, la responsabilità è di chi si è occupato dei lavori di tenuta dell’opera negli anni dopo la costruzione.

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