Nel 2012 il 10% delle morti in meno

Presentati durante la "Terza giornata della sicurezza stradale" i dati riguradanti gli incidenti lombardi. A Brescia e provincia nel 2012 (solo) 89 morti.

(red.) È una guerra, ma l’anno scorso ha mietuto meno vittime del solito.
Nel 2012, sulle strade di Brescia e provincia, sono state 89 le vittime, dieci in meno dell’anno precedente. Un calo che ormai è diventato costante: dal 2000 ad oggi i lutti sono diminuiti del 51,9% , più della media nazionale, che conta una decrescita del 48,5%. L’obiettivo fissato dall’Unione Europea, che ha previsto un calo del 50% delle morti su strada entro il 2020, nel nostro territorio (e in tutta la Lombardia) è già stato rispettato.
Ma quell’89 rimane un numero altissimo, soprattutto se confrontato con le altre province lombarde. A Bergamo sono state 54 le vittime, a Varese 41 e nella zona di Monza e Brianza 21. Solo Milano fa registrare un dato più elevato con i suoi 129 deceduti, numero che però, se proporzionato agli abitanti (più del triplo di quelli bresciani) appare molto meno sconfortante.
I dati sono stati resi noti durante la “Terza giornata della sicurezza stradale”, svoltasi a Palazzo Lombardia, promossa da Regione ed Éupolis, l’Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione, che, in collaborazione con il Centro di Monitoraggio ha elaborato i dati Istat di qualche giorno fa. Una giornata che però non si è limitata a esporre freddamente cifre e percentuali.
Durante l’incontro, davanti alla platea di giornalisti ed esperti del settore, hanno parlato anche molte personalità pubbliche. L’assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali ha promesso di usare i dati raccolti per eseguire interventi mirati sul territorio, mettendo mano ai tratti stradali più pericolosi. Dello stesso avviso Valentino Iurato, dirigentedelMinistero dei Trasporti: bisogna investire su educazione, formazione, sui controlli, sul miglioramento dei veicoli e delle infrastrutture.
Ma l’intervento pù struggente è stato sicuramente quello di Roberto Merli, il referente bresciano dell’Associazione familiari vittime della strada, che ha letto la lettera inviatagli dalla sorella di Antonio, un giovane motociclista morto in primavera. Travolto,senza colpe, da un’auto. «Lo chiamo migliaia di volte, ma nessuno risponde». La platea ascolta in un silenzio commosso. Un intervento che restituisce il dramma privato che si nasconde dietro lo  sterile elenco di numeri.

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