Caffaro, “puntare a 10 milioni dal ministero”

Lo dice la deputata bresciana del Pd Cominelli. "Dopo l'11 aprile la Loggia sarà convocata in un incontro decisivo". Risorse in più tranche.

Caffaro(red.) Nella settimana dopo lunedì 11 aprile il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti convocherà palazzo Loggia a Roma per affrontare la questione della bonifica della Caffaro e delle risorse necessarie. Lo dice a Bresciaoggi la parlamentare bresciana Miriam Cominelli, che fa parte anche della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati. Cominelli ritiene che la questione sia fondamentale per la città, ma anche che servano più soldi rispetto a quelli arrivati finora dalla Capitale. “Fino a 10 milioni di euro potrebbero essere dati subito per gli interventi più importanti, come il parco Passo Gavia e il campo Calvesi” dice la deputata al quotidiano, aggiungendo che i rapporti tra la città e il ministero sulla situazione sono migliorati “grazie all’interessamento del Pd”.
Oltre al fatto che il sindaco Emilio Del Bono abbia voluto vedere i parlamentari bresciani per sollecitare il governo sulle risorse. Questo, alla luce dei 50 milioni di euro che erano stati promessi dal ministero, ma poi non più arrivati in attesa dell’istruttoria. La deputata bresciana sottolinea anche che, attraverso i rapporti parlamentari, a Brescia potrebbero arrivare risorse in più tranche per poter esercitare la bonifica sui punti mirati.
Cominelli affronta anche la questione del pompaggio dell’acqua che la Caffaro sta eseguendo per evitare il contatto con la falda sotterranea. “I costi energetici devono essere condivisi – dice – perché se l’azienda andasse via, il Comune dovrebbe spendere 1 milione di euro all’anno”. Infine, secondo la deputata del Pd “i siti di interesse nazionali sono troppo burocratici”. E aggiunge, a proposito della richiesta del sindaco Del Bono di ridefinire i confini dell’area da bonificare, che prima bisogna risolvere l’emergenza. Collegata alla Caffaro, ma su un’altra vicenda, il giudice del tribunale di Milano non ha ammesso il Comune di Brescia e nemmeno il ministero dell’Ambiente come parti civili nel processo sulla Snia. Alla sbarra ci sono sei ex membri del consiglio di amministrazione del gruppo, accusati di concorso in bancarotta per distrazione e con operazioni dolose.

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