Prostituzione minorile, via a interrogatori

Lunedì 15 a Brescia saranno sentiti gli undici arrestati per i presunti rapporti sessuali. Il 12° coinvolto è il conduttore tv Corrado Fumagalli.

tribunale_brescia(red.) Lunedì 15 febbraio a Brescia si terranno i primi interrogatori a carico degli undici arrestati con l’accusa di prostituzione minorile. Si trattano, tra gli altri, dell’unico bresciano Claudio Tonoli, già sotto indagine per sesso non protetto nonostante sia affetto da Hiv, un allenatore di calcio di una squadra giovanile, del sacerdote attualmente sospeso e di un vigile urbano. Nell’inchiesta è coinvolta anche una dodicesima persona, il celebre conduttore televisivo di programmi “hard” Corrado Fumagalli, che si trova in Brasile per il Carnevale e rientrerà in Italia dopo lunedì 15 quando lo aspetteranno le forze dell’ordine. L’operazione, che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari da parte del giudice delle indagini preliminari Alessandra Sabatucci, è stata condotta dai carabinieri di Brescia. A guidare l’indagine, avviata nell’agosto del 2014, è il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani che è venuto alla luce di una situazione fatta di prostituzione minorile. Cinque ragazzi, tutti dai 15 ai 17 anni, di cui un bresciano, secondo l’accusa fissavano gli incontri sui social network e siti di incontri con gli adulti.
Poi raggiungevano i loro “clienti” nel parcheggio di un centro commerciale, davanti a un cimitero e nelle loro abitazioni. Compresa la villa del conduttore tv di Treviglio. L’attività si concentrava soprattutto nella provincia orobica e in cambio di poche decine di euro e altri regali. I giovanissimi, che hanno confessato di voler “fare soldi facili prendendo in giro i gay”, ricevevano, infatti, fino a 70 euro per ogni prestazione, biglietti per Gardaland, cene da Mc Donald’s e gelati. I carabinieri, durante gli arresti compiuti a carico degli undici indagati mercoledì 10 febbraio, hanno anche perquisito le loro case raccogliendo computer, hard disk esterni e chiavette usb. Il materiale sarà analizzato da un consulente informatico della procura. L’inchiesta era partita dopo la denuncia di una madre che sul cellulare del proprio figlio aveva trovato dei messaggi sospetti e “piccanti” con un adulto. Poi il coinvolgimento degli altri coetanei e quindi si è passati all’avvio dell’indagine.

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