Ghirardini, “sigarette non sono sue”

Lunedì 14 i Ris di Parma hanno eseguito nuovi test sui materiali dell'operaio morto della Bozzoli. Il legale dell'ex moglie segnala altri dubbi.

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Ghirardini(red.) Un altro elemento si inserisce nel giallo sulla morte di Giuseppe Ghirardini, l’operaio 50enne della Bozzoli di Marcheno, nel bresciano, trovato senza vita il 18 ottobre a Case di Viso, a Ponte di Legno. Lunedì 14 dicembre, come scrive il Giornale di Brescia, i Ris di Parma hanno eseguito nuovi test irripetibili disposti dalla procura di Brescia. E’ stata esaminata la sostanza oleosa trovata sulle labbra, le mani e il tappo della bottiglietta, poi si è passati ai tamponi tra le dita e ai materiali rinvenuti accanto al corpo dell’operaio. Tra questi, anche un pacchetto di sigarette. Ma secondo Marino Colosio, avvocato dell’ex moglie e dei familiari dell’uomo, non sarebbe di Ghirardini. Dal punto di vista delle indagini, il cianuro che ha avvelenato l’operaio tramite un’esca di cui sono stati trovati alcuni frammenti, una seconda presente nello stomaco e proprio le sigarette che non sarebbero state del 50enne, fanno sorgere diversi dubbi.
Soprattutto alla famiglia e al legale che da tempo ritengono errata la pista del suicidio, ipotizzata dalla procura. I parenti di Ghirardini hanno lasciato all’avvocato alcune note, dicendo che il loro congiunto non si sarebbe mai ucciso, anzi non avrebbe veduto l’ora di rivedere il proprio figlio che abita con l’ex moglie in Sud America. La famiglia conferma il fatto che l’operaio fosse preoccupato dopo la scomparsa di Mario Bozzoli dall’8 ottobre, ma fosse sereno. In azienda, intanto, vanno avanti le verifiche sulle scorie industriali, mentre gli operai, tramite i sindacati, chiedono che una parte della fonderia venga dissequestrata. Per gli addetti è stata disposta la cassa integrazione, ma temono che il perdurare del fermo possa portare a un fallimento.

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