Discarica Macogna, via i sigilli a “metà”

Non è più sotto sequestro una parte della cava dove si trovano i materiali stoccati dall'Alfa Acciai. Sul resto vanno avanti i controlli tecnici.

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Macogna(red.) Una parte della discarica Macogna, nel bresciano, sequestrata l’11 settembre dopo le analisi dell’Arpa per alcuni parametri fuori legge nei rifiuti, si è vista rimuovere i sigilli. L’autorizzazione a renderla libera è stata data dal pubblico ministero di Brescia Silvia Bonardi che conduce l’inchiesta, su richiesta dell’avvocato difensore della Drr Alessandro Stefana. La cava è quella compresa tra Berlingo, Travagliato, Rovato e Cazzago San Martino, mentre l’area ancora da controllare da parte dei periti resta sotto sequestro. Il fascicolo era stato aperto dalla procura di Brescia dopo i primi risultati dell’Arpa sui campioni prelevati nei rifiuti stoccati dall’Alfa Acciai.
Si erano notate presenze di molibdeno, bario e Tds, solidi sciolti nell’acqua, in concentrazioni oltre il limite. Dati simili a quelli registrati dal comitato contrario alla discarica tramite un laboratorio privato. Il pm indaga sul titolare della Drr a capo della cava, Claudio Gaffurini, sul gestore della Nuova Beton, Sergio Gaffurini, legata al trasporto dei rifiuti e sul presidente dell’Alfa Acciai Ettore Lonati da dove arrivano i materiali.

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