Rifiuti ex Selca, “coinvolti criminali”

Il procuratore generale di Brescia Dell'Osso parla di possibili presenze poco trasparenti nell'azienda fallita nel 2010 e ora sotto processo.

berzo demo ex selca rifiuti(red.) Nella vecchia azienda Selca di Berzo Demo, nel bresciano, fallita e di cui i dirigenti sono coinvolti in un processo penale per presunto trasferimento illecito di rifiuti pericolosi, ci sarebbero stati contatti con criminali. Lo dice il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso nell’audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle sulle attività legate al ciclo dei rifiuti. Il verbale dell’audizione, di cui ne dà notizia Il Giorno, è stato pubblicato pochi giorni fa ed è legato alla missione dei parlamentari giunti a giugno a Brescia.
Dell’Osso dice che la criminalità organizzata sarebbe una costante per il settore dei rifiuti, con camion che ogni giorno raggiungono Brescia. Dagli anni ’60 al 2000 quattro aziende hanno smaltito i rifiuti nel sito industriale, compresa la stessa Selca che aveva avuto le autorizzazioni dall’Arpa e Regione Lombardia, nonostante, secondo il Pg, avesse poca competenza. Nella sua attività vendeva anche rifiuti tossici da usare come combustibili a varie acciaierie riversando nell’ambiente diversi inquinanti. Nel 2009 era arrivata da un’azienda australiana una commessa da 23 mila tonnellate di rifiuti tossici che poi l’impresa non era riuscita a smaltire perché fallita. E su quello si è aperto un procedimento penale.
I dirigenti devono affrontare tre processi, di cui l’ultimo legato proprio al mancato smaltimento. Secondo il procuratore aggiunto Sandro Raimondi che conduce l’inchiesta, potrebbero essere molti di più i rifiuti non trattati. Dal punto di vista ambientale si parla di possibili legami tra le acque sotterranee inquinate e la presenza dei rifiuti sotto piogge e umidità, senza alcuna protezione. Sono stati messi a disposizione del curatore fallimentare, che risulta indagato nel processo, 9 milioni di euro per la bonifica, ma sono rimasti inutilizzati. E il dubbio, sostenuto dallo stesso procuratore generale Dell’Osso, è che tra i creditori dell’azienda ci sia qualcuno legato alla criminalità.

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