Imu su impianti risalita, gestori in rivolta

L'imposta su funivie e cabinovie rischia di trasformarsi, per le strutture del bresciano, in una stangata da 800mila euro.

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seggiovia-tonale(red.) Sull’Imu agli impianti risalita, alle funivie e alle cabinovie, l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Alessandro Sorte, parla di “paradosso che – di fronte ad una crisi gravissima del settore turistico ed in particolare della montagna – si scelga di tartassare proprio chi è impegnato, come le società che gestiscono gli impianti di risalita, a tenere vivo l’interesse delle famiglie e degli sportivi per gli sport invernali”.
“Far pagare l’Imu sugli impianti” secondo l’assessore è una “follia ed i parlamentari di tutti i colori, che amano la montagna devono intervenire rapidamente per modificare una stortura legislativa che rischia di pregiudicare il futuro delle nostre più belle e amate montagne”.
“Occorre l’adesione e l’impegno di tutti – conclude Sorte – per restituire alla montagna e a chi organizza gli sport invernali la reale possibilità di operare per rilanciare l’economia dei territori, senza ulteriori gabelle”.
Facendo un po’ di conti per quanto riguarda gli impianti di risalita nel bresciano, si tratta di una stangata da 800mila euro. Una batosta per i gestori delle strutture sciistiche costretti a sborsareattorno ai 1.500 euro annui per ogni skilift, 15mila per seggiovie a due posti, 20mila per seggiovie a quattro posti, 25mila per seggiovie a sei posti e 50mila per ogni cabinovia.
Una imposta che rischia di mettere in crisi un settore che già deve fare i conti con la crisi.
Tutto prende le mosse da una sentenza
della Corte di Cassazione del gennaio scorso, pubblicata pochi giorni fa, nella quale i giudici hanno sancito nel ricorso dell’Agenzia del Territorio contro la società veneta Funivia Arabba Marmolada – Sofma Spa che l’impianto di risalita discusso nel caso è “funzionale alle piste sciistiche gestite dalla contribuente” e “dunque non sussiste il presupposto del classamento come mezzo pubblico di trasporto”. Questo tipo di definizione, è scritto nella sentenza, “presuppone evidentemente una, sia pur parziale, utilizzabilità delle strutture come mezzo di trasporto a disposizione del pubblico. Mentre un impianto di risalita svolge una esclusiva funzione commerciale di ausilio ed integrazione dell’uso delle piste sciistiche”. Un precedente che ora mette in allarme tutti i gestori degli impianti di risalita.
Per l’assessore allo Sport di Regione Lombardia, Antonio Rossi, “sarebbe assurdo far pagare l’Imu sugli impianti di risalita, se vogliono far crollare il comparto economico e sportivo delle nostre montagne hanno imboccato la strada giusta”.
“Sarebbe una follia – ribadisce Rossi – in questi giorni voglio affrontare la questione non solo con il presidente Maroni, ma anche con gli operatori del settore. Come Regione Lombardia – conclude – ribadiamo di essere a fianco degli impiantisti e faremo tutto ciò che è in nostro potere per tutelare un comparto importante come la montagna che dà lavoro a migliaia di persone”.
L’assessore ha fissato un incontro con Anef Lombardia (Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune) venerdì 27 marzo nell’ambito di ‘Dillo alla Lombardia’, il confronto con gli stakeholders di riferimento che viene svolto ogni anno presso Regione Lombardia.


 

 

 

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