Brescia, concordato in bianco o Fondazione?

Sfumato il salvataggio da parte di un "cavaliere bianco", spuntano altre ipotesi per salvare la società dal fallimento.

logo_brescia_calcio_00(red.) Sfumata l’ipotesi (o forse meglio sarebbe dire il sogno) di un “cavaliere bianco” che salvasse il Brescia calcio dal baratro economico in cui si trova, ora, dopo il cambio di panchina (via Ivo Iaconi, al suo posto Ivan Javorcic), l’amministratore delegato della società di via Bazoli, Luigi Ragazzoni, lancio la proposta di un “concordato in bianco”.
Di cosa si tratta? Di un’operazione che consentirebbe di “traghettare” le rondinelle lontano dalle sponde del fallimento e, anche, bloccare eventuali azioni legali da parte dei creditori. Inoltre, permetterebbe alla squadra di proseguire le attività sportive studiando al contempo il ripianamento dei debiti e la ristrutturazione societaria.
Per realizzarlo serve però un professionista “terzo” che attesti la veridicità dei dati aziendali e il piano di rientro, che verrà poi valutato dal Tribunale. Una possibilità che tuttavia richiede disponibilità di denaro liquido in cassa, condizione che attualmente manca al club biancoblù.
Nella partirta resta in gioco il Comune di Brescia, impeganato a sondare il terreno imprenditoriale bresciano e, allo stesso tempo, a valutare l’ipotesi di una Fondazione di partecipazione  per l’azionariato popolare (con quote da 100-150 euro), supportata da un soggetto “con le spalle larghe” per sostenere l’impresa finanziaria per la parte più cospicua.

 

 

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