Grigoletto di nuovo in aula, per calunnia

L'ex pilota, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Marilia, a giudizio per avere avanzato sospetti sull'ex e su un suo collega.

(red.) Ancora un’imputazione per Claudio Grigoletto, condannato all’ergastolo (in primo grado) per l’omicidio della sua segretaria-amante Marilia Rodrigues, uccisa lo scorso anno mentre era in attesa di un figlio dal pilota 33enne.
Questa volta l’imprenditore, ex titolare della Alpi Aviation con sede a Gambara, nel bresciano, teatro dell’efferato omicidio della 29enne brasiliana, deve comparire a giudizio per calunnia.
Grigoletto, infatti, è stato rinviato a giudizio dal pm bresciano Ambrogio Cassiani,  per il tentativo, durante le indagini sull’omicidio di Marilia, di avere cercato di addossare sospetti sia sull’ex fidanzato della ragazza, Andrea Arrighi, sia su un collega dello stesso Grigoletto, Paolo Zadro.
La Corte d’assise, il 17 aprile scorso, contestualmente alla lettura della condanna all’ergastolo, aveva disposto la trasmissione degli atti alla Procura. Secondo l’accusa, infatti, Grigoletto aveva provato a deviare i sospetti sull’ex compagno di Marilia , accusato da Grigoletto di avere picchiato la 29enne brasiliana, tanto da procurarle ferite per le quali la ragazza avrebbe dovuto ricorrere alle cure  in ospedale.
In realtà la giovane era andata in ospedale, ma una sola volta, e per un malessere collegato alla sua gravidanza. Non solo, Grigoletto avrebbe cercato di far intendere che il figlio che la hostess portava in grembo non era suo, ma del collega Zadro, con cui la 29enne aveva avuto un breve frequentazione.
Tutti tentativi, secondo l’accusa, non solo di discolparsi dall’efferato delitto, ma anche, di depistare la moglie, da cui aveva appena avuto la seconda bambina, dai sospetti relativi alla sua relazione con la segretaria.
Per questo motivo, così come stabilito dal tribunale di Brescia che lo ha condannato all’ergastolo, l’ex pilota avrebbe ucciso Marilia, un ostacolo troppo ingombrante davanti al tentativo di ricomporre il proprio nucleo familiare. Il figlio in arrivo, poi, avrebbe complicato ulteriormente la situazione. Da qui la decisione di eliminare la ragazza, strangolata mentre era nel suo ufficio di Gambara. Poi il tentativo di sbarazzarsi del cadavere cospargendolo di ammoniaca e appiccando il fuoco, inutilmente. L’uomo ha allora inscenato un suicidio, aprendo la  caldaia del bagno e saturando il locale con il gas.

 

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