Prostituzione, ricorso al Riesame per sei indagati

Chiesta la revoca della custodia cautelare in carcere per sei dei dieci indagati nell'inchiesta sui "night a luci rosse" del bresciano.

(red.) Chiesta la scarcerazione, o in subordine, la applicazione della misura detentiva dei domiciliari per i sei indagati raggiunti la scorsa settimana da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della procura di Brescia sui night “a luci rosse” del bresciano. Il gruppetto deve rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e, in un caso, di estorsione.
Le istanze sono state presentate mercoledì 23 luglio al tribunale del Riesame dai legali degli indagati: Gianbattista e Michele Rossi, padre e figlio, l’appuntato dei carabinieri Fabrizio Sgrò, in servizio a Mazzano, Emanuele Risari, Mauro Poccorobba e Giuseppe Papaleo. Per quest’ultimo l’imputazione è di estorsione nei confronti dei Rossi.
Fra i locali finiti sotto sequestro (quattro in tutto) il Lap 69, la Sala Bingo di Mazzano e il Burlesque di Rovato e il Red Beer di Rivarolo Mantovano.
Per i difensori di Giusepe Papaleo l’uomo non avrebbe mai estorto 160 mila euro a Gianbattista Rossi e al figlio, nè sarebbe l’autore della “spedizione punitiva” contro il locale dell’uomo, il Burlesque di Rovato. Il legale ha spiegato che il debito vantato da Papaleo era nei confronti del precedente proprietario del night, debito che Rossi si sarebbe accollato, così come previsto in una normale transazione finanziaria, senza che vi fosse alcune richiesta di pizzo.
Per i legali di Rossi e dell’appuntato dell’Arma Sgrò mancano gravi elementi indiziaria a carico degli assistiti, accusati di sfruttamento della prostituzione. Sollevata anche una questione di incompatibilità a valutare il ricorso di due giudici su tre, perchè in passato si occuparono  del sequestro di uno dei night finiti nell’attuale inchiesta.
Entro sabato la decisione dei giudici del Riesame.

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