“Scarichi non depurati”: bocciato il Sebino

Secondo il monitoraggio della Goletta dei Laghi, su 12 rilevazioni, sono state trovate 8 criticità, di cui 6 sulla sponda bresciana.

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(red.) Sei punti critici rilevati sulla sponda del Sebino della provincia di Brescia, due su quella di Bergamo.
E’ quanto emerso dai risultati del monitoraggio della Goletta dei Laghi di Legambiente sul lago d’Iseo. Sotto accusa anche quest’anno i corsi d’acqua che arrivano al lago, che continua a non superare l’esame. La Goletta dei Laghi mira infatti a monitorare lo stato della qualità delle acque con l’obiettivo di scovare le situazioni che mettono a rischio i bacini lacustri.
Su 12 rilevamenti effettuati, 8 sono risultati critici, per la presenza significativa di contaminazione fecale molto probabilmente derivante da scarichi non depurati. Molto negativa soprattutto la situazione dell’Alto Sebino, in particolare nella sponda bresciana. Nella provincia della Leonessa si conferma addirittura per il sesto anno consecutivo fortemente inquinato il campione prelevato a Pisogne, nei pressi dello sfioratore nel canale industriale in località Arsena. Sempre a Pisogne è fortemente inquinata anche la foce del canale industriale, un’analisi introdotta quest’anno per verificare l’esistenza di altre influenze sull’inquinamento portato al lago dal canale stesso. Risulta fortemente inquinato anche il punto prelevato a Monte Isola, al porto turistico di Siviano. Ancora a Monte Isola è inquinato il punto in corrispondenza dello scarico presso il pontile nord in località Peschiera ed inquinati risultano anche quello di Sulzano presso la foce del torrente Calchere e quello di Marone presso la foce del torrente Bagnadore.
Sulla sponda bergamasca uno solo punto è fortemente inquinato: quello prelevato a Costa Volpino nel canale presso la spiaggia. A Castro le analisi mostrano l’inquinamento della foce del torrente Borlezza, mentre notizie positive giungono dagli altri tre campioni analizzati: a Costa Volpino, a differenza degli scorsi anni, quello prelevato alla foce del fiume Oglio, e alle foci dei torrenti Rino (a Tavernola Bergamasca) e Zu (a Riva di Solto).
I risultati del monitoraggio della prima tappa della Goletta dei Laghi, realizzata con il contributo del Coou (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e di Novamont, sono stati presentati nella mattina di venerdì 27 giugno a Castro presso FestAmbiente daBarbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi, Massimo Rota, presidente del circolo Legambiente Alto Sebino, e Dario Balotta, presidente del circolo Legambiente Basso Sebino. «Il nostro compito è quello di individuare le criticità dei bacini lacustri con particolare attenzione non solo a dove sappiamo esserci maggiore afflusso di bagnanti, ma soprattutto dove intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008», commenta Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi, «manca un anno al 2015, quando secondo la direttiva europea 2000/60 tutti i corpi idrici devono raggiungere uno stato ecologico buono. Traguardo ancora lontano per quanto riguarda il lago d’Iseo, visto che i punti monitorati da Arpa risultano in stato sufficiente».
Sul banco degli imputati ancora una volta finiscono gli scarichi non depurati che entrano nei fiumi immissari del Sebino. Il caso più esemplare è quello noto da tempo del torrente Borlezza: «E’ evidente che il mancato collettamento da parte dei Comuni dell’entroterra fa sì che anche solo in caso di piogge deboli il corso d’acqua si trasformi in un vero e proprio scarico fognario che riversa nel lago le acque nere», commenta  Rota, «se non si interviene in fretta, con l’intensità delle precipitazioni in aumento a causa dei cambiamenti climatici in atto, la situazione non potrà che peggiorare». Per contrastare questo scenario e per costruire una via d’uscita dalla crisi economica, secondo il Cigno Verde tra gli investimenti più importanti da sbloccare ci devono essere quelli a favore del miglioramento della qualità ambientale dei territori, a partire dal risanamento delle acque. Un’esigenza che riguarda tutto il territorio del Sebino.
«Così come nella bergamasca, anche sulla sponda bresciana ci sono casi ormai cronici di inquinamento che non possono lasciare indifferenti gli amministratori, basti pensare a Pisogne. Oppure al torrente Calchere a Sulzano, dove ancora una volta si è registrata una forte presenza di scarichi di natura zootecnica che ciclicamente si ripetono. Anche a Monte Isola si è ripresentato un problema già segnalato, è dunque urgente la messa a norma degli impianti fognari oggi carenti», dichiara Dario Balotta, presidente del circolo Legambinte Basso Sebino, «serve insomma un’azione forte degli enti locali costieri e dell’entroterra per recuperare il grave ritardo degli investimenti in infrastrutture idriche in provincia di Brescia».
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. «La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. «Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche». A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Nel 2013, nella zona che circonda il Lago d’Iseo, il Consorzio ha recuperato 11.247 tonnellate di oli lubrificanti usati – 7.185 in provincia di Brescia e 4.062 in provincia di Bergamo – evitandone così lo sversamento nell’ambiente.

 

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