Porta: “Non sapevo delle parentele”

Il dirigente del Civile di Brescia si difende dalle accuse che lo vogliono responsabile dei trattamenti di favore di alcuni pazienti del metodo Stamina.

(red.) Si difende respingendo le accuse al mittente e confessando la propria estraneità ai fatti, Fulvio Porta responsabile dell’oncoematologia pediatrica degli Spedali Civili di Brescia e anche coordinatore del progetto di collaborazione con Stamina a Brescia ascoltato mercoledì mattina in Commissione Sanità, a proposito del caso “parentele” legato ai primi pazienti su cui l’ospedale di Brescia iniziò i trattamenti con il metodo Stamina.
«Non ero a conoscenza che ci fossero parentele e amicizie», taglia corto il medico. L’accusa è appunto quella che i pazienti del metodo Stamina fossero stati favoriti perché in rapporto di parentela con i dirigenti del nosocomio bresciano.
Porta ha così ricordato il suo ruolo all’interno degli Spedali: «Io ero il coordinatore dei colleghi – ha detto – e il medico prescrittore. Mi arrivavano le valutazioni dal neurologo. Non sapevo che erano parenti perchè i cognomi erano diversi». Il responsabile dell’oncoematologia pediatrica degli Spedali Civili di Brescia ha, poi, sostenuto di sapere «perfettamente cosa infondo: sono cellule staminali mesenchimali – ha aggiunto – non veleno di serpente». Quanto al brevetto di cui Stamina aveva detto di essere in possesso, Porta ha dichiarato di non essersene mai interessato, perchè non di sua competenza: «Stamina diceva di produrre le cellule con un protocollo innovativo che io non conosco. C’era un passaggio molto breve segreto. Stare zitto due anni è stato molto doloroso, io ho operato da professionista: la mia regione, l’Aifa e il mio direttore generale mi hanno detto sì e quindi io ho agito. Io sono un soldatino, mi dicono fallo e io lo faccio».
Porta, che è uno dei cinque medici indagati dalla procura di Torino, ha detto di vivere un momento di «forte amarezza personale». «Il mio impegno professionale, volto ad assistere disinteressatamente bambini gravemente malati, viene oggi messo ingiustamente in discussione». E per questo motivo l’audizione odierna è «un regalo, è la mia prima opportunità – ha detto – di riferire su una vicenda su cui c’è stato un blackout informativo di due anni da parte nostra».

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